“Ci si sveglia una mattina come tante e come un fulmine a ciel sereno si viene informati che la nostra comunità ha perso un altro pezzo di genuina bontà. Uno degli invincibili, uno che mai avremmo potuto immaginare potesse lasciarci così presto: Mauro Contini, classe 1963. La mente corre subito indietro di qualche mese quando lo stesso frastuono ci disorientava alla notizia della morte di Massimo Rondina classe 1964. Due invincibili LEONI che nulla hanno potuto di fronte all’aggressività di un male che ancora uccide impietosamente anche i più temerari.
Della dipartita “del Rundina” fatico ancora oggi a parlare senza che mi scenda qualche lacrima; sento ancora la sua voce che mi chiama dalla strada; ricordo le sue battute e i momenti di pura allegria passati insieme; lo vedo scaricare la legna nel mio cortile. Ricordo ancora quel giorno in cui mi disse “Ghe dal mal andà!” e mi sento soffocare.
Mauro lo ricordo soprattutto al timone della trattoria in via Dante diversi anni fa. Mia figlia era piccola e come sempre mangiava poco. I ravioli al burro e salvia del Cuntin , della Virgi e la Mari erano il toccasana anche se il suo suggerimento per lei erano la “ Cassœula cun i cudig” o il suo strepitoso brasato d’asino. Il sabato sera, in trattoria dal Mauro con mio marito, Monica, Alberto e i nostri bambini era una piacevole routine. Era l’occasione per svagarsi senza risparmiarsi battute e risate.
Ma la mente va ancora più lontano. Ricordo un inverno in cui aveva nevicato parecchio, io ero un po’ più piccola di loro e Massimo decise che si doveva andare a sciare sulla costa delle TRE FONTANE. Partenza da Robecco sulla 500 blu del Rundena. Io e altre ragazzine dell’oratorio decidemmo di andare a vedere. Indossò gli sci solo Massimo, ma credo che quella fu la volta in vita mia mi divertii di più in assoluto. Sano divertimento per il gusto di stare bene insieme, un divertimento che forse sarebbe un balsamo eccezionale anche per i giovani di oggi, che sono invece troppo spesso alla ricerca di una trasgressione malata. Sento ancora le loro voci e le loro battute come se ieri fosse adesso.
La nostra trasgressione era andare a vedere due “miti” sciare a Casterno. Un divertimento fatto di battute, cazzate ma sempre in un clima di grande rispetto per tutti. Insieme ci si sentiva al sicuro, invincibili.
Mentre scrivo li vedo, l’uno con la sua camicia a quadretti blu e bianchi da boscaiolo, scarponi, le mani grandi, senza unghie; l’altro bandana, occhiali, pantaloncini elastici attillati, canottiera estate e inverno, baldanzoso sulla sua trebbiatrice. Entrambi incapaci di cattiverie, irruenti forse a parole, ma nel profondo buoni e teneri.
Siamo stati fortunati ad averli con noi: ci hanno insegnato la semplicità e la capacità di apprezzarla. Ci hanno insegnato quanto basti poco per essere felici.
Allora voglio immaginarmeli insieme, che si raccontano la loro dipartita, che fanno battute alle nostre spalle … che portano trambusto anche tra le schiere celesti. Mi raccomando, cercate anche la Giò e fatele compagnia!
“Ahi! Sugli estinti non sorge fiore ove non sia d’umane lodi onorato e d’amoroso pianto” citava Foscolo.
Cari ragazzi il nostro pianto è per voi, un pianto fatto di affetto sincero. Ma voi non fateci caso e continuate a divertirvi e a burlarvi di noi”.
Fortuna Barni