A Pavia c’e’ chi ancora fa le riunioni online, come nei tempi peggiori del Covid, per evitare la diffusione di un virus che in questo caso non e’ pericoloso per l’uomo. Il 25 agosto 2023, un anno fa, si registrava il primo caso di peste suina africana negli allevamenti di questi territori. Da allora, secondo quanto emerge da un’analisi di Confagricoltura Pavia il giorno dell’infelice anniversario, sono 86mila i capi abbattuti perche’ infetti. Il numero totale si e’ praticamente dimezzato, da 230mila a 110mila. Nel tempo di quella che Alberto Lasagna, il direttore provinciale dell’associazione, definisce all’AGI “una follia” c’e’ stato un momento durato dieci mesi in cui la strage di suini e cinghiali si e’ fermata per poi essere riprese nelle ultime settimane in modo cruento e inaspettato.
“Tra luglio e agosto del 2024 sono 41mila gli animali abbattuti – spiega-. Siamo tutti molto perplessi e preoccupati per quello che sta succedendo non solo nel Pavese ma anche nei territori vicini in Piemonte ed Emilia Romagna perche’ la ragione di questa ripresa non e’ chiara. Sembrava che le misure di sicurezza e contenimento stessero funzionando e non si puo’ dare certo la colpa a negligenze dei singoli allevatori perche’ i numero sono troppo alti.
Sono riprese le riunioni online perche’ il contagio e’ facilissimo. Basta che un allevatore abbia il virus sotto la suola di una scarpa per diventare vettore del contagio”. “La situazione e’ precipitata proprio nelle ultime settimane – si legge nella nota – con 14 allevamenti contagiati nel nord ovest, di cui 9 nella provincia di Pavia. E’ una fiammata epidemiologica che mette in ulteriore difficolta’ il comparto, andandosi a sommare alla situazione in essere da un anno e mai superata”. Il comparto suinico di questa zona rappresenta il tre per cento di quello nazionale con un potenziale economico di 218 milioni di euro.