Sotto il “profilo della pericolosità sociale” è “attenuato” il rischio che Renato Vallanzasca commetta altri reati, “in considerazione tanto delle attuali condizioni di salute debilitanti, quanto della risalenza nel tempo dei fatti per i quali” è stato condannato e della “regolare condotta tenuta” nei “permessi premio” di cui ha usufruito “ultimamente”.
Lo scrive il Tribunale di Sorveglianza di Milano nel provvedimento con cui ha disposto che l’ex boss della banda della Comasina venga trasferito, in regime di detenzione domiciliare, in una rsa nel Padovano. I giudici parlano di una “pericolosità sociale ridimensionata” ed “adeguatamente tutelabile” con la detenzione domiciliare nella struttura assistenziale, date le condizioni di salute “incompatibili” col carcere.
I giudici, ad ogni modo, non hanno stabilito “il differimento tout court della pena”, seppure a fronte della “grave infermità fisica” del 74enne, ma hanno concesso la detenzione domiciliare per le cure per una durata di “due anni”. Una misura alternativa alla detenzione che ovviamente sarà rivalutata dopo quel periodo. Nel provvedimento, infatti, si parla del “bilanciamento tra l’interesse del condannato ad essere adeguatamente curato” e le “esigenze di sicurezza della collettività”.