I robot umanoidi stanno uscendo sempre più dagli scenari di fantascienza per entrare nelle case, assistere le persone e svolgere lavori di precisione. L’ultimo esempio è Neo, progettato per aiutare nelle faccende domestiche e in arrivo dal prossimo anno negli Stati Uniti al costo di una utilitaria.
“Si tratta di un mercato destinato a una grande crescita, ma che oggi resta di nicchia perché manca una killer application e permangono barriere economiche, culturali e di privacy. La diffusione di massa avverrà entro 20 o 30 anni”, spiega Luca Dozio, direttore del neonato Osservatorio Innovative Robotics del Politecnico di Milano, nato per monitorare il settore in Italia e in Europa e analizzarne l’impatto sulla società
Negli ultimi mesi, i robot umanoidi hanno fatto grandi passi avanti grazie all’evoluzione di tecnologie come l’intelligenza artificiale, l’apprendimento automatico e i sensori che migliorano la navigazione in ambienti complessi. Diverse aziende sono all’avanguardia in questo campo: Boston Dynamics con Atlas, che ha acquisito nuove abilità fisiche grazie all’IA; Figure AI con F.03, in grado di comprendere e imparare dai gesti umani; e la Johns Hopkins University, che ha fatto eseguire a un robot un intervento chirurgico senza alcun aiuto umano.
Anche la ricerca sui robot “soffici” sta progredendo: all’Istituto di Tecnologia della Georgia si lavora su occhi con lenti flessibili che si adattano alla luce. “Esistono già esempi di inserimento in ambienti sociali, come in alcuni quartieri di città cinesi dove i robot Unitree consegnano la spesa agli anziani o giocano con i bambini”, aggiunge Dozio.
Secondo l’esperto, i robot umanoidi “avranno il potenziale di sostituire la forza lavoro umana in quasi tutti gli ambiti, dalle pulizie domestiche alle lavorazioni di precisione, fino alla ristorazione. Ma i campi dove potranno essere più utili saranno l’assistenza personale e sanitaria, l’educazione, l’intrattenimento, la sicurezza e la difesa”.
Per ora, il mercato resta limitato: Bank of America stima che nel 2025 saranno venduti circa 18.000 robot umanoidi, appena il 2,5% dei robot industriali e di servizio installati nel mondo. Goldman Sachs prevede che entro il 2035 il settore raggiungerà un valore di 38 miliardi di dollari.
Dozio segnala inoltre alcune barriere allo sviluppo: “Sul piano tecnologico, la capacità di replicare mobilità avanzata e cognizione è ancora limitata, le batterie durano poco e l’efficienza resta bassa per lavori ad alta velocità e precisione. Ci sono poi ostacoli economici, con costi ancora alti: serviranno 5-10 anni per arrivare alla produzione di massa e a prezzi più accessibili”.
Infine, restano i nodi della privacy e della cultura. L’Unione Europea, osserva Dozio, applicherà l’AI Act anche ai robot umanoidi, ma la loro accettazione dipenderà dal fattore umano: “Se dovessero assomigliare troppo a noi, potremmo incorrere nel fenomeno dell’uncanny valley, cioè quella sensazione di repulsione e rifiuto verso macchine troppo simili agli esseri umani”.

















