La violenza è sempre sbagliata? È qualcosa che va abolita assolutamente dalla vita? No, la violenza fa parte della vita e nasconderla o negarla non aiuta. Vi sono momenti in cui la violenza non solo è giustificata ma utile e obbligatoria: quando una persona è minacciata fisicamente, l’uso della violenza per difendersi è necessaria, ad esempio; fermare il tentativo di uno stupro o di un omicidio con la forza è un “dovere”. Ma anche solo intervenire violentemente per proteggere qualcuno che sta subendo un attacco è un atto di coraggio e responsabilità. Immaginiamo in un tram una persona percossa da una baby gang, tra tanti ignavi colui che con uno schiaffo mette a loro posto dei maleducati ha evidentemente ragione.
La storia mostra casi in cui la violenza è stata utilizzata per rovesciare regimi ingiusti e portare cambiamenti politici significativi, atti di ribellione sono necessari per risvegliare la coscienza collettiva e movimenti rivoluzionari hanno spesso utilizzato la violenza per combattere l’oppressione. Spesso viene contrapposta la tesi per cui i movimenti rivoluzionari hanno portato a momenti di instabilità e terrore, verissimo come il fatto che siano necessari per ristabilire l’ordine. Prendiamo a esempio Georges Sorel (1847-1922), filosofo e teorico politico francese, noto per le sue idee sul ruolo della violenza nella politica e nella società, Sorel predicava il concetto di “violenza giusta”:
• fu il principale teorico del sindacalismo rivoluzionario, un movimento che sosteneva che i sindacati dovessero essere gli strumenti principali per la lotta di classe e la trasformazione sociale.
• Sostenitore dello sciopero generale come mezzo più potente per la classe operaia a destabilizzare il capitalismo e costruire una nuova società socialista.
• credeva che i miti fossero essenziali per mobilitare le masse e ispirare l’azione rivoluzionaria. Per lui, il mito dello sciopero generale era un potente strumento per galvanizzare la classe operaia.
• La violenza era vista come un mezzo purificatore, un modo per risvegliare il proletariato e rompere con il decadente e corrotto ordine borghese.
• distingueva tra la violenza proletaria, che è vista come giustificata e rigeneratrice, e la violenza dello Stato, che è oppressiva e conservatrice.
• La violenza proletaria, secondo Sorel, ha una funzione morale e rigenerativa, in quanto è un mezzo per realizzare la giustizia sociale e la libertà.
Le idee di G. Sorel vanno inquadrate nel periodo storico in cui visse dove lo scontro politico e sociale tra capitalismo e socialismo era spesso se violento. La sua ipotesi era che la violenza potesse essere giustificata per promuovere un cambiamento radicale e liberare le masse oppresse. La violenza non era fine a se stessa, ma un mezzo per ottenere un obiettivo più alto: la trasformazione della società. Il pensiero di Sorel ha avuto una grande influenza su vari movimenti rivoluzionari del XX secolo, inclusi il fascismo, il comunismo e vari movimenti anarchici.
E come non ricordare Filippo Tommaso Marinetti, il fondatore del Futurismo, noto per la sua celebrazione della velocità, della tecnologia, della modernità e, in particolare, della violenza come forza rigeneratrice? Il “Manifesto del Futurismo” di Marinetti pubblicato su “Le Figaro” nel 1909 dichiarava apertamente l’ammirazione per la violenza e la guerra, considerandole come mezzi per purificare e rinnovare la società esaltando: dinamismo, velocità, la macchina e la guerra come “sola igiene del mondo”. Marinetti vedeva la guerra come un atto di bellezza, un’opportunità per distruggere il vecchio ordine e creare qualcosa di nuovo. La guerra era vista non solo come un conflitto fisico ma anche come una metafora per il rinnovamento radicale. La sua era una visione romantica e poetica che idealizzava la guerra glorificando il combattimento e il sacrificio. La violenza era un mezzo per abbattere il passato, che considerava decadente e oppressivo, era convinto che solo attraverso la distruzione del vecchio si potesse costruire il nuovo e questo concetto lo applicava non solo alla guerra ma anche alle arti e alla cultura.
Certamente le due figure presentate sono oggi lontanissime dal pensiero comune ma volevano essere un esempio di come la violenza sia stata vista come atto giusto, di purificazione, di libertà. Oggi al contrario la violenza è vista come un male assoluto, il benpensante piccolo borghese come il progressista idealista condannano sempre la violenza senza comprenderne la possibile utilità sociale. L’uso della violenza come metodo educativo, come lo “schiaffo correttivo” a un bambino, è da rivalutare, la mancanza di una educazione vecchia maniera ha prodotto una società di menefreghisti, di bulli che perpetrano la violenza di gruppo sui più deboli. Se alcuni studi psicologici hanno dimostrato che le punizioni fisiche possono causare traumi e in alcuni casi sono poco efficaci a lungo termine per l’educazione dei bambini,è anche vero il contrario.
E’ quindi la violenza il male assoluto? No. Se è corretta l’idea di evitarla e limitarla va anche capito come a volte possa essere necessaria e utile. So bene che quanto scritto possa far impallidire la maggioranza delle persone ma so bene che la massa è ormai rimbambita da una cultura del nulla. Una cultura del caos in cui disciplina, merito e gerarchia che in passato erano le fondamenta di una società sana e robusta sono al contrario osteggiate… Ma il motto che contraddistingue chi scrive è: direzione controcorrente!
Fabrizio Fratus