Questa mattina alle 7,35 Papa Francesco ci ha lasciati, con un breve comunicato la notizia della sua scomparsa è stata data dal cardinale camerlengo Kevin Joseph Farrell circa due ore più tardi. Il porporato di origine irlandese è apparso davanti alle telecamere nella cappella di Santa Marta: «Carissimi fratelli e sorelle – le sue parole -, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla casa del Padre. La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino»
La Chiesa entra in sede vacante, decadono tutti i capi dicastero e rimangono in carica solamente il camerlengo, il vicario di Roma, il penitenziere e il vicario del Vaticano. Intanto il cardinale decano Giovanni Battista Re ha già convocato i cardinali per la prima congregazione che avrà luogo domani mattina nell’Aula del Sinodo. Dopo più di un mese di malattia, sembrava averla superata, soprattutto dopo l’ultima apparizione pubblica nella domenica di Pasqua. Il Papa sofferente ha impartito la benedizione dalla Loggia centrale di San Pietro ed ha augurato la buona Pasqua ai fedeli. L’ultimo atto di generosità è stato il bagno di folla a via della Conciliazione sulla jeep bianca con il saluto a diversi bambini. Aveva concesso ieri mattina, l’ultima udienza a Santa Marta al vicepresidente degli Stati Uniti d’America J. D. Vance, ma Francesco ha anche avuto modo di salutare il premier della Croazia, Andrej Plenkovic.
Il Papa è riuscito così a cancellare le tante e diverse speculazioni sul mancato saluto al numero due dell’amministrazione Trump e c’era stato chi aveva esultato per il mancato incontro, dando un colore politico alla vicenda. Tutti smentiti la mattina di Pasqua dalle immagini del Pontefice, assistito da don Juan Cruz Villalón e dall’assistente sanitario Massimiliano Strappetti, che regalava le uova di cioccolato per i figli del vicepresidente americano. E qui non posso sottolineare che il Papa è il Papa, non può essere piegato ai nostri schemi politici, il Papa non può essere di destra o di sinistra.
Il Papa deve essere sempre ascoltato anche quando le sue parole non sono di nostro gradimento. Anche se, “Obbedire non significa capire tutto e capirlo subito: spesso comporta anche il sacrificio della propria opinione”. Oggi nel nostro mondo impregnato di relativismo, che ha influenzato anche la Chiesa c’è un rifiuto pratico del principio dell’obbedienza e dell’ascolto, per cui si giudicano gli atti del Pontefice alla luce del proprio sentire e non viceversa. Il cattolico oggi dovrebbe riscoprire due parole fondamentali: obbedienza e unità. Troppo spesso la figura di Papa Francesco ha suscitato reazioni contrastanti sui mass media in genere. Da una parte certe frange che si definiscono ultra tradizionalisti, lo hanno criticato aspramente per le sue “sparate”, dall’altra, un certo mondo laicista arrivava ad adularlo, ad usarlo, facendolo diventare addirittura un paladino del partito del politicamente corretto. Ad entrambi gli schieramenti, occorre segnalare alcuni suoi interventi per esempio contro l’aborto: “I ginecologi abortisti sono dei Killer prezzolati”, e poi, “Un aborto è un omicidio. Si uccide un essere umano. E su questo non si può discutere.
Si uccide una vita umana. E le donne hanno il diritto di proteggere la vita”. L’elogio del re Baldovino, difensore della vita che non firmato la legge omicida. il Papa ha dato tanti segnali di testimonianza forte, che pochi giornali hanno ripreso. In qualche mio intervento ho ricordato la beatificazione di ben 127 religiosi, uomini e donne, uccisi in “odium fidei”, dagli anarco-comunisti, durante la guerra civile spagnola tra il 1936 e il 1939.
Papa Francesco ha guidato la Chiesa dal 2013 a oggi, per dodici anni. Venuto “dalla fine del mondo”, cioè da un continente come l’America Latina, così lontano dall’Europa, dove erano nati e vissuti i suoi predecessori, ha governato la Chiesa con uno stile molto diverso da loro. Infatti, dopo i “giganti nella santità”, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, tutti e tre canonizzati in tempi strettissimi (il primo e l’ultimo a furor di popolo) e dopo il predecessore Benedetto XVI, il più grande teologo del secolo XX, Francesco ha voluto mettere i poveri al centro dell’attenzione pastorale. “Nulla di nuovo nella vita del cristianesimo,- scrive Marco Invernizzi – che da Cristo in poi ha sempre ricordato il dovere di privilegiare i poveri, che non sono soltanto quelli cui mancano i beni materiali fondamentali, ma coloro che nella loro esistenza sono stati privati di tutto ed è loro rimasto soltanto Dio”. Il Papa ha voluto ricordare questa verità tipicamente cristiana con una sottolineatura molto personale, certamente influenzata dalle sue origini argentine e latinoamericane, dove la povertà è molto più diffusa e visibile che nei Paesi europei. Papa Francesco tante volte ci ha invitati ad andare “fuori”, nelle “periferie” del mondo, auspicava una Chiesa “in uscita” a cercare gli altri, i lontani.
Accanto all’opzione preferenziale per i poveri, Francesco ha voluto mettere la missione al centro del proprio magistero. Una missione che comporta l’evangelizzazione non solo in Asia e in Africa, dove sta crescendo la fede, ma anche una missione caratterizzata dalla necessità di una seconda evangelizzazione in Europa, dove i fedeli diminuiscono anche se non manca la felice sorpresa di adulti che chiedono il Battesimo, come recentemente è accaduto in Francia.
Sicuramente Papa Francesco ha guidato la Chiesa in un tempo molto difficile, dopo il passaggio drammatico della rinuncia al pontificato di Benedetto XVI, un tempo segnato dall’incremento delle guerre locali, parti di quella “terza guerra mondiale a pezzi”, come il Papa ha magistralmente definito la situazione attuale.
La morte di un Pontefice è sempre un momento di grande rilevanza nella storia della Chiesa. Intanto perché il Papa rappresenta il culmine di un corpo sociale, verso il quale è giusto che arrivi tutta la preghiera dei fedeli, dai suoi fratelli cardinali e vescovi ai fedeli sperduti nelle periferie del mondo.
Domenico Bonvegna