“Sindaci, cittadini e agricoltori sfilano con biciclette e trattori dal Albairate ad Abbiategrasso. Comitati e associazioni denunciano i costi dell’opera, passati da 200 a quasi 400 milioni di euro”.
C’era anche mamma Rai (Tgr Lombardia), sabato, alla manifestazione popolare dei comitati No Tangenziale, en marche da Albairate ad Abbiategrasso per contestare, ancora una volta 20 e rotti anni dopo la prima volta, il progetto infrastrutturale che NON è una tangenziale (inutile cercar di capire perché da tempo immemore ci si basi su un’espressione, sintattica e nominalistica, che non corrisponde al vero) da Vigevano ad Abbiategrasso, Magenta e Malpensa.
Con la consegna del cantiere della prima tratta il 15 novembre prossimo, come diffuso dall’Informatore Vigevanese, e l’imminenza (Tar permettendo) del definitivo nulla osta alla tratta Albairate Magenta, le 1000 o 1500 persone scese in strada sabato, assieme a diversi sindaci di Comuni minori (nel numero di residenti) rispetto a TUTTI gli enti locali di grosse dimensioni che chiedono l’opera da decenni, hanno suonato una musica equipollente a un disco rotto.
“Il prossimo 23 ottobre ci sarà una nuova, ennesima, udienza al TAR del Lazio dove sarà discusso il nostro ricorso, dei Comuni di Cassinetta di Lugagnano e Albairate e dei comitati No Tangenziale, contro la nomina del Commissario Straordinario e contro il Progetto ANAS. Ed intanto, oggi, abbiamo manifestato in tanti”, scrive Domenico Finiguerra, oggi come allora sindaco di Cassinetta (il tempo pare essersi fermato, come le macchine perennemente in coda da decenni ad Abbiategrasso, Robecco e Pontenuovo, con tanti saluti all’ambiente grazie ai gas di scarico), ieri come oggi probabilmente l’oppositore di maggior talento al progetto. Peccato che anche lui cada in evidente contraddizione asserendo di essere dalla parte di chi dice “SI alla messa in sicurezza delle strade esistenti, all’eliminazione di tutti i semafori. Perché quando sono guasti o spenti in direzione di Milano, si scorre”.
Peccato che i sindaci che marciavano a fianco suo NON abbiano messo in sicurezza le strade e NON abbiano eliminato i semafori che essi stessi hanno posizionato (Albairate e Cisliano,per anni contrari al progetto, docent).
L’unica parola che riflette coerentemente quanto i Comitati esprimono da decenni è NO. Loro sono, sono stati e saranno sempre corifei del No, NON essendo riusciti a ottenere nulla di quanto chiedono. C’erano anche autorevoli esponenti del Pd sabato: partito al Governo della Nazione per quasi 10 anni prima di Giorgia Meloni. Orbene, dove sono le opere di adeguamento o di potenziamento della rete ferroviaria? Certo, Rfi che chiede 250 milioni di euro per un raddoppio dei binari di 5 km ad Abbiategrasso (50 milioni al chilometro, andara su Saturno probabilmente costerebbe di meno) non aiuta. Di certo i No Tang e cespugli ambientalisti vari, e Comuni di piccola entità, un risultato l’hanno ottenuto; nei loro 20 anni e rotti di protesta hanno permesso che non si facesse e realizzasse nulla. Niente. Di fatto una vittoria seppur di Pirro l’hanno riscossa. Adesso è bene, per il territorio, che lascino ‘strada’ (metaforicamente) a chi le strade, necessarie, dovrà realizzarle. Arriveranno nel 2028, forse 2029. 40 anni dopo rispetto a quando sarebbero servite. Ma tant’è. Putost che gnent, mej putost. Sicuramente meglio di No Tang e affini. Che esultano per i 1500 presenti dimenticando i 10,20, 30 mila ogni giorno in coda. Nessuno dei quali c’era sabato. A riprova, l’ennesima, che quella di sabato è una posizione minoritaria, residuale, impolitica. Un Nimby dell’Est Ticino. Ma i Nimby, più che ecologisti, sono spesso soltanto degli egoisti.
Fabrizio Provera