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Dall'archivio:

Monsignor Carlo Faccendini, nativo di Robecco, ha celebrato ieri le esequie di Cesare Cadeo in Sant’Ambrogio

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

 

MILANO – Ieri pomeriggio, lunedì, si sono svolte nella basilica di Sant’Ambrogio le esequie funebri di Cesare Cadeo, giornalista e politico morto dopo una malattia combattuta strenuamente a 72 anni. Cesare è stato molte cose. Giornalista, assessore provinciale, dirigente dell’Idroscalo, attore, showman. Soprattutto, galantuomo dagli inarrivabili e squisiti modi. A ricordarlo centinaia di persone e molti esponenti del mondo della politica e dello spettacolo: Maria Gelmini, Enrico Beruschi, Marco Columbro, Guido Meda, Carlo Freccero, Stefano Zecchi, Guido Podestà, Ombretta Colli. C’erano anche i magentini Umberto Maerna e Piero Bonasegale, che strinsero con Cesare un’amicizia sincera negli anni della Provincia di Milano. Le esequie funebri sono state celebrate da monsignor Carlo Faccendini, sacerdote nativo di Robecco sul Naviglio e da alcuni anni, ormai, reggente di una delle più importanti chiese di Milano.

 

 

Pubblichiamo un nostro ricordo di Cesare, che vale come omaggio di Ticino Notizie. A buon rivederci, principe.

Se mi volgo al passato, e considero che tutto sommato nella mia vita lavorativa (mah, lavorativa..) non ho mai fatto davvero fatica, non l’ho mai voluta fare, e se penso che per anni gli amici m’han canzonato dicendo ‘fai il giornalista, in pratica non fai un cazzo’ (e non erano così lontani dalla realtà), penso che per ragioni del tutto immeritate (la mia famiglia, che è scomparsa molto presto ma che mi ha consentito di cullarmi in una confortante agiatezza) ho conosciuto delle persone incredibili, straordinarie.

Dalla mia famiglia ho preso l’amore per la Politica, e il mio cazzeggio colto attorno e a margine della politica (portavoce, addetto stampa, cazzaro contrattualizzato), nel 2009 mi ha consentito di conoscere #CesareCadeo.

Molti anni prima, a finire degli Ottanta, uno dei suoi figli frequentava il mio stesso Liceo. Ma è nel 2009,quando Guido Podestà vince le elezioni provinciali e Umberto Maerna ne diviene vicepresidente e assessore alla Cultura, ed io il suo portavoce (con me c’era uno staff di ragazze bellissime e bravissime: Cristiana Converso, Anna BazzoBenedetta Bazzo e Daniela Lonati), che conosco Cesare Cadeo.

Dopo essere stato assessore provinciale anni prima, e dopo che il centrodestra di quegli anni performava con astanti, nani, ballerine, mignotte che talvolta passavano dal sotto scrivania agli scranni elettivi con inusitata rapidità, assessori che a stringer loro la mano si rischiava di prendere 5 anni di carcere (ma quanto meno il centrodestra era garantista: col mio voto, anche, sono stati promossi autentici farabutti), Cesare era divenuto dirigente dell’Idroscalo e di altri settori. Non ricordo esattamente chi ebbe quella idea, ma fu insolitamente geniale.

Prima che una legge criminogena le cancellasse, la Provincia di Milano- unica d’Italia che dava allo Stato più di quanto ricevesse- era un gioiello. E Cesare organizzò cose straordinarie, nel ‘mare di Milano’. Poi, come detto, arrivò la disgraziata legge Delrio.

Cesare occupava un bell’ufficio tra la Vicepresidenza, la Presidenza e l’ufficio stampa, all’epoca retto dal conte Gianandrea Zagato, e del Consiglio Provinciale presieduto dal pasdaran del liberalismo consapevole, Bruno Dapei.

Passavo spesso, specie il martedì, e lo salutavo con riverenza. Sciorinava sempre un sorriso ammaliante.

E fu proprio nel 2009, quando Libero pubblicava la domenica delle lunghe interviste a personaggi del mondo televisivo ed artistico finiti nel dimenticatoio (e dedicò una pagina proprio a Cesare), che rimasi folgorato dalla sua risposta alla domanda sul perché uno come lui, tra i protagonisti degli albori dell’impero berlusconiano, di Telemilano e Canale 5, fosse poi uscito dal cono di luce del potere berlusconiano, lui che conobbe e frequentò la versione migliore di Silvio Berlusconi, ossia quella dell’imprenditore che rivoluziona la comunicazione, prima commerciale e poi politica.

 

Cesare, alla domanda del tipo ‘Ma perché non frequenta più Silvio Berlusconi?’, diede una risposta che non ho mai dimenticato:’Non puoi mai chiedere a una donna perché non ti ama’. Una frase sfolgorante. Il martedì successivo bussai alla sua porta e dissi ‘Cesare, hai dato una risposta meravigliosa’. E lui sorrideva.

Un mese dopo ripassai, mi ero reso conto che in quelle poche parole era condensata un’immane saggezza. E gli chiesi ‘Cesare, ma perché non puoi chiedere a una donna perché non ti ama?’, e lui, serafico e sorridente, oppose un semplice ‘pensaci bene Fabrizio, è così’.

Aveva perfettamente ragione. Negli anni, chi mi conosce lo sa, ho ripetuto la frase di Cesare millanta volte.

E penso che basti a descrivere la sua grandezza, quella di un uomo che ha vissuto i più rutilanti anni della tivù italiana- i primi Ottanta- e che poi deve aver patito ‘tristezze metropolitane’, trovandosi credo anche solo.

Di certo, degli uomini come Cesare Cadeo, col suo charme e ovviamente le sue miserie, non resterà niente altro che il ricordo. E nelle sue parole nella puntata di History Channel che ho postato (guardatela) c’è il Cesare Migliore. Oggi il paradigma (umano) è cambiato: altri tempi, altre parole, altri modi, incapacità degli astanti a usare le posate a tavola. Altri uomini. Persino l’effimero, la superficialità, avevano assunto un loro inspiegabile charme.

Good night sweet prince. Non glielo chiederò mai. Promesso…

Fab. Pro.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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