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Milano, ricoverata in ospedale l’americana 27enne che avrebbe denunciato uno stupro

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MILANO In Procura a Milano ripetono che per ora è presto per capire cosa sia successo davvero quel pomeriggio. Al momento, ciò che conta è che la 27enne, una designer statunitense che venerdì scorso aveva raccontato di aver subito abusi nel parco Trenno ed era scomparsa nel nulla poco prima di essere visitata nella clinica specializzata, sia stata finalmente rintracciata.

Ed è ricoverata in ospedale per tutti gli accertamenti necessari, dopo che anche i suoi familiari hanno segnalato fragilità psicologiche. Tre giorni fa la donna, che da circa due anni vive a Milano, era stata notata da alcuni passanti mentre vagava a piedi nudi e in stato di choc in via Cilea, non lontano da quel parco alla periferia nord-ovest. Agli agenti della Polizia locale intervenuti la giovane ha detto soltanto poche parole ma è riuscita, comunque, a raccontare di essere stata vittima di una violenza da parte di uno sconosciuto in quell’area verde. È stata subito accompagnata, verso le 19, al servizio Svs della clinica Mangiagalli, ma nel giro di dieci minuti, prima che i dottori riuscissero a chiamarla per la visita, è sparita, spegnendo anche il cellulare. Quando si è diffusa la notizia dei presunti abusi, in un pomeriggio di un giorno feriale e in un parco molto frequentato, è risuonato l’ennesimo allarme sulle violenze sessuali in città, dopo gli ultimi casi in serie che hanno portato, tra l’altro, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi a partecipare ad un vertice in Prefettura nelle scorse settimane. Allo stesso tempo, però, gli investigatori hanno ritenuto prioritario ritrovare presto la donna, perché era a rischio la sua incolumità. È stata individuata dai carabinieri ieri sera: era ancora a Milano, in zona Porta Genova. Alcuni passanti l’avevano vista mentre si aggirava per strada ancora in stato confusionale. Ed è stata nuovamente portata alla clinica Mangiagalli. Per ora, da quanto si è saputo, resterà ricoverata. Non è in grado, al momento, di riferire alcunché di utile. Pare abbia fatto cenno, sempre con parole confuse, anche ad altri abusi subiti, ma gli inquirenti precisano che, allo stato, l’esigenza è quella di aiutarla dal punto di vista clinico e psicologico. Sul caso il dipartimento ‘fasce deboli’ della Procura, guidato dall’aggiunto Letizia Mannella, ha aperto un fascicolo coordinato dal pm Alessia Menegazzo. Come primo passaggio, oltre all’acquisizione delle telecamere della zona e di testimonianze, i pm dovranno chiarire, proprio attraverso una descrizione precisa della 27enne, cosa sia accaduto quel pomeriggio. Poi, semmai la donna potrà formalizzare la denuncia per violenza sessuale. La madre, che è arrivata dagli Usa per aiutare la Polizia locale, in particolare l’Unità tutela donne e minori, e i carabinieri nelle ricerche della figlia, aveva già spiegato che la giovane stava affrontando un periodo difficile. Proprio a lei la figlia aveva fatto un’ultima chiamata, prima di spegnere il telefono e lasciare l’ospedale tre giorni fa.

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