Magenta. UrbanaMente: il professor Cottarelli fa il pienone in “Sala Consiliare”

Presentato il libro 'Chimere. Sogni e fallimenti dell'economia'.

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L’ultimo degli incontri a cura di Urbanamente ha visto l’Aula Consiliare affollarsi per Carlo Cottarelli, già ospite in passato dell’Associazione culturale che anche in questa stagione ha proposto al pubblico magentino, e non solo, noti e importanti relatori quali Sabino Cassese, Gianfranco Pasquino, Carlo Sini, per citarne alcuni.
Quello di martedì 16 aprile è stato inoltre l’ultimo del lungo ciclo degli eventi culturali organizzati, da quindici anni a oggi, dal gruppo presieduto da Daniela Parmigiani.

A darne l’annuncio lei stessa in apertura di serata. “Nessuna anticipazione circa le tematiche future da trattare, nessun programma, siamo alla fine di un percorso, dovremo cambiare qualcosa, trovare un nuovo format”. Poi la Presidente è passata alla presentazione dell’economista cremonese, aggiungendo alcune note in coda all’elenco dei significativi ruoli da lui ricoperti: “Cottarelli è interista – ha detto – è soprannominato ‘mani di forbici’ e ha fatto ‘battaglia’ perché si spegnessero le luci nei bagni in Parlamento”. Curiosità che ti rendono uno simpatico. Per quanto riguarda la fede calcistica, chiudiamo un occhio, nessuno è perfetto.

E molte cose non lo sono, o almeno non come si credeva, sognava. E, se si intende davvero realizzarle, parecchio ancora c’è da fare, la strada è erta. Il Professore ha chiamato ‘chimere’ (vi ha dedicato un libro) “grandi progetti di cambiamenti nell’economia, ispirati dal desiderio di migliorare il mondo in cui viviamo … ma qualcosa è andato storto”. Parlare di completo fallimento, benché lui dichiari un certo pessimismo, forse non è corretto, vero è che grandi difficoltà si sono manifestate nel concretizzare idee “che a confronto con la realtà hanno preso la direzione sbagliata”.

Cottarelli nel testo edito da Feltrinelli ha affrontato “sette temi di cui i primi tre relativi all’ambito finanziario: le criptovalute, nate dal sogno di creare una moneta libera dal potere delle banche e dello Stato, l’inflazione, la liberalizzazione del sistema finanziario”. Seguono la globalizzazione e la sovranità economica, il mito della tecnologia, l’economia del gocciolamento ovvero “la teoria che tagliare le tasse ai ricchi fa bene a tutti, poiché li spinge a investire di più creando lavoro e reddito per tutti”, la crescita e i vincoli ambientali. Nella serata magentina tuttavia si è deciso di affrontarne solo tre, scelti a maggioranza dalla platea. Troppa carne al fuoco, i tempi non avrebbero consentito uno spazio sufficiente a ciascuno.

Si è parlato della globalizzazione, “dell’esplosione del commercio internazionale avvenuto negli ultimi 25/30 anni, in particolare con l’entrata della Cina nel World Trade Organization”. La globalizzazione è stata un successo. “Ma c’è chi ci ha guadagnato e chi ci ha perso. Un miliardo e trecento milioni di persone, in Asia e in Africa, sono uscite da un livello di povertà assoluto, hanno raggiunto un tenore di vita migliore – ha affermato il relatore – i Paesi emergenti hanno ottenuto maggiori benefici; per quanto ci riguarda abbiamo a disposizione prodotti a costi inferiori rispetto a quelli che avrebbero se prodotti da noi, ma il nostro lavoro ha sofferto e soffre la concorrenza, siamo più dipendenti dalle scelte economiche di quei Paesi, molto più dipendenti … speriamo di non divenirlo politicamente.

Siamo andati troppo velocemente incontro alla globalizzazione, ora stiamo tornando indietro. Si parla di accorciare le catene di produzione, dobbiamo cercare di aumentare la nostra indipendenza dalle importazioni, però sarà difficile tornare alla situazione di 50 anni fa”. Un cenno a pregresse ‘globalizzazioni’ di cui eventi per lo più bellici hanno decretato la fine: quella operata dall’Impero Romano, quella interrotta dallo scoppio della Grande Guerra, quella dovuta alla scomparsa della Civiltà Micenea. “Speriamo che l’attuale deglobalizzazione non avvenga in un contesto simile”, ha chiosato Cottarelli, le cui citazioni, con i venti di guerra che spirano, fanno rabbrividire.

Molti ci dicono, ci dicevano, che la rivoluzione tecnologica avrebbe trasformato il mondo come non avremmo ma immaginato: minor lavoro e aumento della produzione. “Non è così”, ha asserito, declinando i dati degli Usa, il Paese tecnologicamente più avanzato, dove il tasso di crescita di produttività negli ultimi 25 anni è il più basso degli ultimi 150. “Questa rivoluzione tecnologica è meno veloce della Seconda Rivoluzione industriale”. L’economista ha invitato i presenti a riflettere sul fatto che i cambiamenti e le innovazioni, che si sono trovati davanti i nati nel 1890, erano maggiori rispetto a quelli di cui abbiamo fatto esperienza negli ultimi 40 anni. “Noi abbiamo migliorato molte cose che già esistevano”. Il più grande progresso si è registrato tra fine XIX secolo e inizio XX. “Stiamo andando più lentamente rispetto al quel passato. Avevamo aspettative che sono andate deluse”.

Che dire dell’Intelligenza artificiale, cosiddetta generativa? “Non abbiamo visto impatto sulla produttività, siamo ancora in una fase di incubazione”.

Da ultimo, il tema caldo dell’aumento del riscaldamento globale. Tutti d’accordo, anche sui maggiori responsabili. Il capitolo riservato all’argomento è angosciante. Cosa si deva fare? I Paesi avanzati puntano alla decarbonizzazione entro il 2050, quelli emergenti a procrastinare la data. Poi c’è lo squilibrio temporale fra costi e benefici, c’è difficoltà a raggiungere accordi internazionali: chi coopera e chi no, al netto del fatto che l’atmosfera riguarda tutti e non si ferma ai confini degli Stati più o meno attenti a ridurre le emissioni di gas.

Per risolvere il problema della crescita in equilibrio col Pianeta ci vorrebbe l’aiuto di uno sviluppo tecnologico importante, avanzato: per esempio poter sfruttare l’energia prodotta da fusione nucleare. Lui è a favore. Ma anche in questo caso, costi e tempistiche di progettazione e realizzazione rappresentano un problema. Molto e a lungo bisognerà lavorare anche ”attraverso l’istruzione per cambiare i comportamenti individuali, nessuna azione sarà facile, politicamente ed economicamente; tuttavia l’alternativa di non fare nulla o non abbastanza è ancora peggiore”, ha concluso l’illustre ospite. Dunque, al pessimismo della ragione deve venire in soccorso l’ottimismo della volontà. Che è sempre un bel citare.

A seguire interventi del pubblico, di cui facevano parte gli studenti della classe V H del Liceo ‘Bramante’, accompagnati dalla prof.ssa Viviana Maltagliati e, in formazione meno significativa, alcuni ragazzi di altri Istituti superiori.

Quale definitiva conclusione, poiché si è detto e riflettuto più ampiamente di quanto sopra riportato, un’excusatio non petita ma dovuta da parte di chi scrive, che si associa all’invito espresso da Daniela Parmigiani a leggere ‘Chimere. Sogni e fallimenti dell’economia’, e pure di ‘Dentro il Palazzo’,ed. Mondadori, il più recente libro di Cottarelli cui, nel corso della serata, si è solo fatto cenno e in cui l’autore racconta con ironia l’esperienza al Senato, dove ha resistito solo otto mesi, e l’impegno per formare un nuovo Governo per chiamata ricevuta da Mattarella nel maggio 2018: “Quattro giorni su e giù dal Colle” e poi fine dell’avventura.

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