Magenta: tra disagio giovanile e autentica delinquenza non si può solo stare a guardare

Non si deve alzare bandiera tra baby gang e alcune sacche di immigrati che hanno "occupato" la nostra città usando e conoscendo il solo linguaggio della violenza

La paga del Brigadiere. Di Emanuele Torreggiani

Nove grammi di piombo. Eccola lì la paga del soldato a conguaglio di una vita in divisa. Trattamento di Fine Rapporto pesato. Nove grammi....

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Le scene del pestaggio che abbiamo pubblicato con tanto di video risalente all’altra sera, avvenuto nel cuore di Magenta, proprio dinanzi all’ingresso del Palazzo comunale, hanno un valore simbolico che va oltre il fatto di cronaca già gravissimo in sé.

Di questo essendoci dei filmati, ci auguriamo che se ne occupino velocemente e senza indugio le Forze dell’Ordine.

Qui il problema, invece, va oltre ed è ben più grande. La sensazione è quella di un mix d’impotenza e di violenza, che la nostra comunità subisce supinamente ormai da tempo e che continua a crescere.

Ci sono zone di Magenta, peraltro, centralissime, che sono diventate territorio di conquista per sacche di immigrati facinorosi (quelli di ieri sera parevano essere nordafricani ma poco conta qui l’etnia…) così come per quelle baby gang sovente italianissime che si divertono a spaccare tutto quello che gli capita a tiro.

Qui non è una questione legata all’Amministrazione comunale come in modo strumentale e un po’ vigliacco fa emergere una parte – quella più becera – dell’opposizione.

Perché il problema si trascina da tempo. Troppo tempo. Per chi fa cronaca come noi, possiamo mettere in fila tantissimi episodi nel corso di questi ultimi anni. Quasi tutti documentati in presa diretta. Dai pestaggi in via 4 Giugno all’altezza del distributore automatico di bevande – diventata ogni sera e non solo un punto di ritrovo per questi ‘sbandati’ a cui andrebbe raddrizzata la schiena con un bel po’ di ore di lavoro socialmente utile – alla piazza Liberazione dove già si sono verificati pestaggi, all’Autosilos di via Alcide De Gasperi, dove ogni anno si contano migliaia e migliaia di euro di danni, per proseguire con i nostri parchi imbrattati – un po’ di tempo fa segnalammo l’Ossario della Battaglia lordato con scritte indecorose e poi fatto ripulire ma sembra una battaglia contro i mulini a vento- fino all’ormai nota Galleria dei Portici dove chi ci lavora ogni giorno è costretto, alla sera, a farsi il segno della croce per i danni che potrebbe subire la propria attività. Tanto che qualche tempo fa sul tavolo c’era anche l’ipotesi di chiudere alla sera la Galleria, senonché, pare che ormai – beninteso è materia per avvocati – lì si sia costituita una servitù di passaggio…

Non stiamo esagerando e lungi dal voler fare sensazionalismo a tutti costi. Non è costume e non è il taglio editoriale del nostro giornale. Preferiamo far ragionare le persone anziché sbraitare.

E qui ha ragione il Sindaco Luca Del Gobbo ad affermare che è una questione complessa quella del disagio giovanile, di queste devianze e di questi modelli che vengono avanti nella nostra società.

Ha ancora ragione il Primo cittadino quando sostiene che basterebbe ascoltare e parlare un po’ con questi ragazzi per rendersi conto che c’è una identità valoriale totalmente degradata che passa dai testi della musica che ascoltano. La bella vita, i “macchinoni”, il crimine, la ‘bamba’ , lo sballo, la violenza….

Alcuni parlano di musica legata ad una subcultura giovanile che arriverebbe dalle ‘banlieue’, che fa presa sui cosiddetti italiani di seconda generazione, ma più in generale rispetto ad una realtà giovanile che trova nell’uso della forza e nell’andare contro le regole e l’ordine precostituito, una forma di riscatto e di rivincita…..

Non ci addentriamo oltre in analisi sociologiche perché il terreno è assai scivoloso, ma soprattutto non è materia nostra. Resta il fatto che lo spirito emulativo rispetto a questi modelli oggi sta avendo un effetto moltiplicatore enorme sulle nuove generazioni.

Ma accanto a quest’analisi di contorno ci sono i fatti. E quelli di ieri sera sono fatti di cronaca nera sotto tutti i punti di vista. Oggettivi. Punto.
C’è un regolamento di conti con tutti contro uno nel ‘salotto’ dei Magentini da cui sono stati espropriati già da tempo.

E ormai non è più una questione solo di orario. Perché ricordiamo che qualche tempo fa, la Forza pubblica dovette intervenire a pochi metri da piazza Formenti in un pomeriggio, perché delle ragazze inveivano e se le stavano dando di santa ragione ….. coi residenti ovviamente esasperati.

Siamo davanti ad una bomba sociale che non riguarda solo Magenta dove alla violenza e ai fatti penalmente rilevanti si associano questi episodi.

E’ un mix potenzialmente esplosivo fatto di vandalismo allo stato puro e di gang straniere o miste che fanno il bello e il cattivo tempo. Cercando, appunto, di “scoppiazzare” quando ascoltano dalla mattina alla sera coi loro I Phone o ooi vedono e postano su Tik Tok ….

Magenta e i Magentini debbono riappropriarsi della loro città. Non è una questione (anche se lo è in parte) di militarizzare Magenta.

Certamente un maggior presidio del territorio sarebbe auspicabile, il sempre agognato ma pare irrealizzabile terzo turno della Polizia locale farebbe gran comodo, ma in contemporanea i Magentini dovrebbero tornare a vivere Magenta. Di sicuro servirebbe più quello che le ronde…

Invece la città, complice anche la desertificazione commerciale, spesso assomiglia ad una città sotto coprifuoco…tutto questo è un assist formidabile alla delinquenza oltre che a questi ras del quartierino, così come a chi occupa questi spazi che dovrebbero esser destinati alla socialità, facendo letteralmente i propri porci comodi….

E’ una situazione irreversibile, abbiamo chiuso le porte del recinto troppo tardi quando i buoi sono scappati?
Di sicuro, servirebbe un moto d’orgoglio, una reazione condivisa da parte di tutte le forze sane (e sono parecchie) di cui Magenta dispone.

Non è colpa del comune, non si può giocare al gioco sempre comodo, ma improduttivo dello scaricabarile, ma ognuno di noi ha un pezzetto di responsabilità.

A meno di girarsi dall’altra parte, far vincere l’indifferenza e la stasi totale. In attesa della prossima rissa, chissà magari del prossimo coltello più affilato e magari del morto. Ma a quel punto lamentarsi o meravigliarsi sarebbe davvero fuori luogo.

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