La rissa di alcuni giorni fa alle case Aler in via Piscane a Magenta ha coinvolto anche un ragazzo di soli 17 anni. Un giovane che insieme alla madre, vive una situazione tormentata da circa quattro anni. E’ stata proprio la mamma a voler precisare alcune cose che vanno al di là di un episodio di cronaca che ha visto finire delle persone in ospedale per traumi non gravi e i Carabinieri intervenire per raccogliere le testimonianze. “Quello che è stato scritto non corrisponde completamente al vero – dice la donna – In quell’occasione mio figlio si è soltanto difeso con l’uso di una scarpa con il tacco a spillo. Quello avvenuto quella notte è soltanto l’ultimo di una serie di episodi che ci stanno portando all’esasperazione perché, da diversi anni a questa parte, abbiamo presentato denunce per minacce al mio ex compagno, aggressioni e stalking che non hanno mai portato a nulla. Abbiamo presentato foto, video, chat, ma non si è mai arrivati a niente”.
Il ragazzo è omosessuale e sta vivendo la sua vita tranquillamente accanto alla mamma. Dice di non avere mai subito discriminazioni per il suo modo di essere, ma di soffrire enormemente per l’atteggiamento del padre. “Con il mio ex compagno è sempre intervenuto per difendermi – spiega la mamma – e allora si scatena il finimondo. Adesso non se la prende più con me, ma direttamente con lui. Non accetta che lui mi difenda, non tollera il suo modo di essere e di vivere la vita da omosessuale che diventa un disonore, una sorta di malattia”. E’ una storia triste e delicata che fatichiamo a raccontare. Naturalmente gli enti competenti sono a conoscenza della situazione. “Quella sera – continua la mamma – c’era anche un’amica con lui. Sono stati entrambi insultati con parole allucinanti. Del tipo ‘avvicinati e ti squarto come un porco’, oppure ‘in questo palazzo le prostitute non le vogliamo’”.
Parlano di un’aggressione avvenuta nel mese di maggio alla quale è seguito un secondo episodio, l’ultimo appunto. “Come è possibile chiamare altre persone per picchiare un ragazzo di 40 chili? – aggiunge la donna – Mio figlio spesso attacca con le parole, ma questo è dovuto all’esasperazione maturata nel corso degli anni”. A farne le spese è proprio lui, un ragazzo che deve ancora crescere. “A causa di questo clima di terrore continuo mio figlio ha abbandonato la scuola – conclude – e, al momento, non lavora. Una situazione che non sappiamo se avrà mai una fine”.