Risse a Magenta, episodi di violenza inaudita a Milano e Abbiategrasso. La comunità egiziana che vive in città è una delle più numerose e la posizione che prende su quanto sta accadendo è decisa. Nessuna tolleranza per chi molesta le ragazze, partecipa a risse nel centro magentino, aggredisce i vigili del fuoco, posta sui social offese nei confronti dell’Italia. Saif Ahmed ha 33 anni ed è nato ad Abbiategrasso. Suo papà è uno dei primi migranti ad essere arrivati dal nord Africa a Magenta. Lavora in via Pretorio nell’ufficio che ha aperto il papà. “Non siamo tutti uguali, è questo che la gente deve capire”, commenta.
L’amico Boles Filobos è anch’esso egiziano. Ha 24 anni e vive a Magenta da tempo. Li differenzia la religione. Boles è cristiano copto, Saif è musulmano. Ma questo non incide minimamente sui loro rapporti di amicizia. “Serve rispetto per le persone – commenta Boles – è veramente brutto dover vedere queste cose. I primi a rimanerci male siamo proprio noi”. Eppure gli episodi di maleducazione sono presenti in misura massiccia anche a Magenta. Lo ammette Ibrahim, il pizzaiolo di via Pretorio- “Vedo troppe cose che non mi piacciono da parte di ragazzi di origine egiziana – afferma – Io ho due figli ancora piccoli di 3 e 5 anni, ma sto già cominciando ad insegnare loro le regole da seguire”. Le risse avvenute recentemente nel centro di Magenta hanno tutte per protagonisti ragazzi di origine nordafricana, molti dei quali nati e sempre vissuti a Magenta. Così come gli episodi di cronaca che sono affiorati all’ospedale Fornaroli di Magenta. La gente di strada comincia ad avere il dente avvelenato verso molti di questi ragazzi. “Un giorno camminavo verso via Melzi e un ragazzino in motorino arrivava contro mano – racconta un uomo – quasi mi investiva e io l’ho rimproverato. Lui si è fermato e mi ha insultato pesantemente”. La politica si interroga su cosa fare nei confronti di questi giovani.
“I video che ho visto rappresentano un vero attacco allo Stato – commenta Luca Aloi della Lega – Persone che non hanno il minimo senso civico e pensano che tutto sia un gioco. A mio avviso persone che attaccano i vigili del fuoco o le forze dell’ordine non fanno parte della comunità e allora ben venga l’intervento duro della Polizia”. E nel concreto cosa bisognerebbe fare? “Ci sono anche servizi di volontariato che aiutano ad integrarsi – conclude – Ci sono tutte le possibilità e le diverse etnie devono rispettare il luogo in cui si trovano. Se poi abbiamo una piccola minoranza che non vuole integrarsi, allora questi possono tranquillamente tornare a casa loro”.