Provo grande compassione per il ventottenne, il volto ancora ragazzo atteggiato a guerriero ne fa una maschera involontariamente comica, ma soprattutto orfano. Proprio nel significato primo, quello di rimasto solo, nel mondo grande e terribile. Ora sconta, lo immagino, queste ore, richiuso nellโisolamento di un carcere. Sbigottito e sicuramente impaurito. Incapace di affrontare i giorni che lo attendono, prospettici a quelli che gli sono stati. Ormai, stando alle articolesse di questa giornata, in cui si accumula il bric-a-brac razzista caro allโimmaginario collettivo: kukluxklan, esseesse, lโhitleriano meinkampf (che non avrร di certo mai letto, tuttโal piรน, alla stregua di molti giornalisti, esibito, quasi fosse un’arma segreta, testo che si puรฒ tranquillamente scaricare in pdf) egli, Luca Traini, รจ giร il capro espiatorio della nostra solare penisola. Lo comprendo. A scapito dโimbecille, comprendere non significa condividere.
Ce ne sono mille e mille come lui, per le nostre vie. Orfani di padre e madre. Dellโautoritร commisurata con la grazia: lโabbraccio congiunto dei genitori. Non รจ necessario essere biologicamente orfani. Lโuomo non รจ animale da allevamento. Il suo nutrimento รจ spirituale.
Ve ne sono cosรฌ in giro, bivaccano nelle scuole tirate con i denti, ai centri commerciali in cui si aggirano squattrinati e famelici, alle birrerie di periferia. Lavoretti, piรน o meno, comunque sottopagati. Tatuaggi evocatori arcaiche etnie estinte, lingua italiana espressa tanto limitata quanto la filastrocca del rapper ascoltato in ripetizione con lโamplificatore che ciondola appeso al collo, la reiterazione, nel registro colloquiale di cazzo schifo fica merda chiavica buco del culo, omni-esprimenti la cifra emozionale interiore.
Orfano dellโautoritร che struttura ogni cultura e civiltร . Ne costruisce lโassiologia dei valori. Ora gli danno tutti addosso a questo disperato della vita. Un tempo lo si sarebbe detto un sottoproletario. Quando cโera la sinistra autentica, non i radical chic odierni clienti da lounge bar con il Cartier in mostra fuori dal polsino che fa tanto io sono riccoโฆ pure egli รจ un sottoproletario senza parametri, senza capisaldi, cresciuto senza formazione, dentro il nichilismo materialista di questa nostra Italia. Luca TrAINI non ha unโidentitร . Non sa chi รจ, e non sa perchรฉ รจ al mondo. Non sto tracciando un quadro clinico, non ne ho le competenze nรฉ mai ebbi interesse, non mi importa nulla di una patologia, mi interessa la passione, la passione dellโuomo. La responsabilitร dellโatto compiuto รจ solo sua. La colpa, al contrario, la colpa รจ nostra. Chi lo spinge, questo significa colpa, siamo noi. Questa nostra societร alla deriva, senza timone, senza veritร . Eccola la parola che viene a mancare. La veritร . Centinaia di migliaia di giovani, adulti, vecchi allโabbandono in una nazione che vede fughe inarrestabili ed ingressi incontrollati sotto la falsa, vergognosa menzogna dellโaccoglienza che si manifesta in luridi bivacchi di uomini e donne, alla stregua di bestie usate come schiavi nel lavoro esiguo, nel corpo per il sesso, nel crimine per il danaro facile. La colpa di un Luca Traini, che pagherร il suo gesto carissimo, ah il capro espiatorio al quale infilare un tizzone ardente nellโano e farlo correre sino alla morte nel deserto, รจ nostra.
Non รจ egli il razzista, come vorrebbe la retorica della plebaglia politica, รจ soltanto un disperato che vorrebbe tanto piangere nelle braccia di una persona che lo ama. Ma non cโรจ. Piangerebbe ore. Pena esemplare, leggo dalla penna di scrittori un tanto al chilo. Il nostro orfano espiatorio in carcere. La civiltร di un paese la si vede dalle carceri. Come lโigiene di un ristorante dal gabinetto. E lโaccoglienza dalla veritร . Viviamo in un paese spietato. Ridotto a maceria dalla forza della menzogna. Avanti coi Cartier.
Emanuele Torreggiani