L’Italrugby riparte da Udine: sabato è assalto ai Pumas

Fino alla morte, come sempre

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Ci siamo, finalmente si torna a parlare di rugby azzurro. Novembre, e gli aficionados lo sanno, significa Autumn Nation Series e l’esordio di domani è con il botto, perché a farci visita ad Udine é l’Argentina. Li chiamano Test Match, ma non deve ingannare. Nel rugby, infatti, non esistono amichevoli e, oltre al fatto che si sputerebbe l’anima a prescindere, sono partite che muovono il ranking e, cosa più importante, consolidano o sbriciolano il prestigio, danno o tolgono morale. Insomma, fino alla morte, come sempre.

Per i meno avvezzi, l’Argentina del mito vivente Felipe Contepomi, il CT, è compagine che nel corso degli ultimi Rugby Championship, l’ex Tri Nations che ha da qualche anno ha incluso come quarta forza proprio l’Argentina e che rappresenta il meglio dell’emisfero Sud, ha messo in riga Sud Africa, All Blacks e Australia. Un torneo, quello appena concluso, che i Pumas hanno chiuso con l’edificante bilancio di tre vittorie e tre sconfitte, a testimonianza della forza debordante dei nostri avversari.

Tuttavia, se fino a non troppi mesi fa saremmo stati qui a preannunciare il consueto massacro annunciato, quello che ci si prospetta è uno scoglio durissimo ma non impossibile. A dirlo, intanto, sono i bookmakers, gente che non può permettersi di sbagliare troppi pronostici, che ci vedono sconfitti ma sotto break. Tradotto, uno scarto inferiore ai sette punti, il valore di una meta trasformata. Ciò significa sostanzialmente due cose.

La prima è che il valore odierno degli azzurri è universalmente riconosciuto e nel rugby fa tutta la differenza del mondo quando l’avversario deve mettere in preventivo di poterci lasciare le penne. La seconda è che siamo di fronte al roster azzurro globalmente più forte di sempre. Non ce ne vorranno i grandi campioni del passato, e ne abbiamo avuti di meravigliosi, ma i ventitré ragazzi scelti da Gonzalo Quesada sommano una qualità tutta in una volta mai esplorata prima d’ora. Non so esagera, leggere la nostra formazione dà una soddisfazione incredibile.

Le scelte, perché finalmente abbiamo più opzioni nel perimetro di una coperta piuttosto lunga che consente di ruotare gli uomini, anche nello stesso match, ma senza abbassare il livello. Mediana affidata a Garbisi-Page-Relo, due che il campionato francese in cui militano ha fortificato e non poco.
Prima linea senza Fischetti, in panchina, ma con il trio Lucchesi-Spagnolo-Riccioni che è garanzia, anche di rapidità oltre che nei compiti canonici. Dal Benetton arrivano per intero la seconda e la terza linea, che includono i fratelli Cannone, Ruzza, Negri e Lamaro (il capitano). Si conoscono a memoria, non c’è altro da aggiungere. Triangolo allargato che corre alla velocità del suono: Ioane e Lynahg (sì, il figlio del mito) alle ali con Capuzzo all’estremo. Schegge impazzite.

Menzione a parte per la coppia di centri che completa lo schieramento, perché Menoncello e Brex se non sono i più forti al mondo nel ruolo poco ci manca. Vera tempesta, gente che spacca in due le partite, infallibilità alla voce placcaggi e sinonimo di avanzamenti inesausti. Inutile dirlo, da loro ci si aspetta facciano danni seri agli avversari. Panchina, infine, di extralusso. Detto di un Fischetti non in grandissima forma fisica ma recuperato, da registrare anche il ritorno di Allan dopo una lontananza azzurra lunga quasi un anno a causa di qualche noia fisica. Alla che, prima di farsi male, si era palesato forte e maturo come non mai. C’è anche Zuliani, uomo della provvidenza, pronto al subentro in corso d’opera per fare ciò che meglio gli riesce, recuperare ovali apparentemente persi.

Sarà un novembre rovente con Argentina, Georgia e Nuova Zelanda in rapida sequenza. Prima di un Sei Nazioni 2025 che ci chiamerà a confermare l’esaltante passata edizione. Per concludere, la statistica ci sbatte in faccia senza troppi fronzoli che non battiamo i Pumas dal 2008, una vita fa. La striscia di sconfitte, però, può essere interrotta. Domani sera.

Buon rugby a tutti.

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