L’Italia: un paese che non legge. A cura di Luciana Benotto

Un rapporto dell’Associazione degli editori enuncia che negli ultimi dodici mesi il 38% degli italiani tra i 15 e i 74 anni non ha acquistato neppure un libro e che solo il 73% ne ha letto solo uno.

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Come autrice e lettrice forte, non posso non esprimere la mia preoccupazione riguardo al basso livello di lettori nel nostro paese, visto che statisticamente siamo al terzultimo posto tra i paesi europei; dopo di noi, infatti, ci sono solo Cipro e la Romania, mentre la nazione dove si legge di più è il piccolo Lussemburgo.

Un rapporto dell’Associazione degli editori enuncia che negli ultimi dodici mesi il 38% degli italiani tra i 15 e i 74 anni non ha acquistato neppure un libro e che solo il 73% ne ha letto solo uno.

Questi dati, se confrontati col fatto che siamo il quinto paese al mondo per diffusione di cellulari, ci dicono che siamo una nazione di ignoranti, perché uno Stato i cui cittadini hanno difficoltà a comprendere un testo scritto e non sanno più raccontare ad esempio la trama di un film, è un paese che va verso la catastrofe.

Personalmente non sono contro il progresso, in questo caso l’uso del cellulare, ma quando questo giocattolo delle meraviglie porta allo scrolling compulsivo catalizzando l’attenzione delle nostre menti che per la velocità non hanno più nemmeno il tempo di ragionare sulle immagini o sulle notizie che vi troviamo (tra cui una pioggia di fake news), allora si va in perdita, si va pericolosamente verso l’involuzione dei cervelli. Il fatto che ci sia questa difficoltà nella lettura, questo disamore, riguarda proprio l’enorme quantità di dati spazzatura che ingombrano le nostre menti e che ci distraggono dalle cose serie e importanti.

Ultimamente viviamo in un grande Luna Park della tecnologia, e ci avviamo allegramente nel seducente Paese dei balocchi, quel luogo ideato da Collodi nel suo Pinocchio, in cui non ci sono scuole, non ci sono maestri, non ci sono libri, ma solo divertimenti; e come va a finire? Pinocchio e il suo amico Lucignolo un giorno si trasformano in ciuchini, lui viene venduto ad un circo e l’amico a un contadino che lo fa morire di stenti.

Insomma, se non si legge, il lessico si impoverisce, non si capiscono più le sfumature delle parole, se ne perde il significato: regrediamo. Mi fa specie anche il fatto che certe case editrici mettano mano a capolavori del passato e li semplifichino con la scusa che altrimenti nessuno capisce più cosa c’è scritto. Ma stiamo scherzando? Invece di migliorare le capacità di apprendimento delle persone, si abbassa volutamente il livello culturale generale.

E la cosa è partita anni fa già nell’ambito dell’istruzione scolastica: i libri sono stati sostituiti dall’iPad, oggetto che quando insegnavo ho sempre contestato perché l’italiano si insegna coi libri di carta, con le lezioni frontali e col dialogo con gli alunni.

Anche i romanzi di ultima generazione sono scritti in modo elementare per venire incontro alla gente. Onestamente, visto che siamo italiani: popolo di santi, poeti e navigatori, trovo offensive queste scelte calate dall’alto. Sarebbe quindi ora di dare una svolta a questo stato di fatto, perché senza un rinnovamento culturale come potrà mai evolversi la nostra bella Italia?

Luciana Benotto

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