Leone XIV, un Papa storico. Di Domenico Bonvegna

Il primo nordamericano è un Papa storico. Robert Francis Prevost sarà il Papa amico o nemico di Donald Trump?

“Stiamo con l’Occidente senza divisioni”. A cura di Domenico Bonvegna

“Mai come oggi il mondo ha avuto bisogno dell’unità dell’Occidente. E mai come oggi questa unità rischia di essere rotta da una divisione...

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Non intendo criticare chi in queste ore si sta affannando a scrivere sul nuovo Papa. Tutto questo era ed è prevedibile, soprattutto nella nostra società supermediatica. Certo occorre discernere i vari commenti, non sempre sono ortodossi.

Tuttavia, sommariamente si può fare qualche utile considerazione, sempre su quel poco che ha detto Papa Leone XIV. E’ importante che il magistero dei pontefici venga letto, studiato, meditato, altrimenti è meglio astenersi da ogni e qualsiasi impressione ed interpretazione. Ma qui si tratta ancora di poco Magistero, poche frasi e soprattutto un solo discorso, l’omelia della Santa Messa in Cappella Sistina con i cardinali.

Per quanto mi riguarda come altre volte attingo a qualche intervento che è stato pubblicato nei soliti giornali che seguo abitualmente. Parto dalla scelta del nome, “Leone XIV” non è casuale. Il Santo Padre ha spiegato che si ispira direttamente a Leone XIII, che nel XIX secolo con l’Enciclica Rerum novarum affrontò le problematiche sociali nate con la prima rivoluzione industriale. Oggi, il Pontefice intende affrontare le nuove sfide di un mondo che sta vivendo un’altra grande trasformazione, quella determinata dall’intelligenza artificiale. Come ha dichiarato, «la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».

Dunque, il nome è legato a quello di un papa riformista: Leone XIII, però, è stato il papa della dottrina sociale, ma anche molto fermo sulle posizioni dottrinali e teologiche. Mentre per quanto riguarda l’omelia pronunciata nella messa celebrata ieri nella Cappella Sistina, il Papa ha stigmatizzato l’ateismo pratico che vivono anche alcuni credenti.

“Ridurre Gesù a leader carismatico o superuomo è ateismo di fatto”. “Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere”, ha detto il Santo Padre.

“Si tratta – ha osservato – di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con sé drammi quali la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco”. Oltre all’aspetto religioso, c’è quello sociopolitico rilevato in alcuni interventi. Certamente non possiamo definire il nuovo Papa di destra o di sinistra, e neanche conservatore o progressista.

Per Alessandro Gnocchi “L’ansia di definire a quale area politica appartenga Leone XIV”, è colpa nostra. “È il dilemma di una società così secolarizzata da dimenticare che un Papa non guarda a destra e neppure a sinistra. Guarda in alto. Naturalmente, la Chiesa ha una dottrina sociale, che non si richiama a Marx o al liberismo. Si richiama al discorso della montagna di Gesù, che non volle essere un leader politico e rivoluzionario, come pure alcuni suoi seguaci, Giuda tra loro, lo avrebbero voluto. Il Papa fa il Papa”. (Alessandro Gnocchi, Vaticano. Né di destra né di sinistra: siamo noi ad aver perso la bussola, 10.5.25, Il Giornale) Noi, invece, viviamo un’epoca che con il crollo delle ideologie, non ha più punti di riferimento. Forse vorremmo un Papa come pastore per la politica che ha perso la strada. È la paura di fronte al mondo che si trasforma con una velocità impressionante, i punti di riferimento sono saltati. Poi c’è la questione americana che non si può ignorare, ne ha parlato su Lanuovabussola, Stefano Magni, (Trump e Leone. Usa: amore-odio fra il nuovo Papa e il nuovo “Imperatore”, 9.5.25, lanuovabq.it)

Il primo nordamericano è un Papa storico. Robert Francis Prevost sarà il Papa amico o nemico di Donald Trump? “È lecito chiederselo, anche se parrebbe una domanda molto superficiale e utile solo per fare previsioni di breve periodo: il presidente durerà ancora, se gli va bene, fino al 2028, il nuovo Papa ha 69 anni e può regnare per decenni. Ma è la figura strabordante del presidente americano, fra i primi a congratularsi con il conterraneo asceso al soglio, che impone una riflessione, soprattutto considerando la forte influenza degli Usa sulla Chiesa, un’influenza non solo finanziaria”. Magni riporta una dichiarazione del noto giornalista Augusto Minzolini, che ritiene il nuovo papa nemico di Trump. Addirittura, lo paragona ad un nuovo Wojtyla, ma nel blocco opposto: «Il nuovo Papa un americano all’opposto di Trump come la Chiesa scelse un Papa di un paese comunista per combattere l’Unione Sovietica».

Nulla di più falso anche perché la reazione di Trump alla fumata bianca, non è affatto simile ai commenti misuratamente indignati che da Mosca arrivarono a commento dell’elezione di Papa Giovanni Paolo II. Anzi, l’inquilino della Casa Bianca sprizza entusiasmo in ogni dichiarazione: «Congratulazioni al cardinale Robert Francis Prevost, appena nominato Papa. È un grande onore sapere che è il primo Pontefice americano», ha scritto in un post su Truth. «Non vedo l’ora d’incontrare Papa Leone XIV. Sarà un momento molto significativo». «Avere un Papa americano è un grande onore. Quale onore più grande potrebbe esserci.

E se Trump è protestante, c’è poi il suo vice JD Vance esprime anche la soddisfazione a nome dei cattolici americani, lui che si è convertito nel 2019. «Congratulazioni a Leone XIV, il primo Papa americano, per la sua elezione! Sono certo che milioni di cattolici americani e altri cristiani pregheranno per il successo del suo operato alla guida della Chiesa. Che Dio lo benedica!». Intanto i giornali in Italia fanno notare che Trump ha elargito 14 milioni di dollari in donazione al Vaticano in occasione del funerale di Papa Francesco. Tuttavia, “il discorso dell’influenza americana non è però da sottovalutare e va preso nel suo insieme. Negli Usa vivono 53 milioni di cattolici, il 20% degli americani.

Benché siano una minoranza, sono la singola religione più diffusa nel paese. Tradizionalmente inclini a votare a sinistra (come tutte le minoranze, specialmente irlandesi e italiani), nel corso degli anni si sono spostati a destra, man mano che il Partito Democratico stigmatizzava la causa pro-life e sposava i “nuovi diritti” sessuali e riproduttivi. Nelle ultime elezioni presidenziali, la media dei sondaggi rileva un 56% di cattolici che ha votato Donald Trump. Economicamente parlando, gli Stati Uniti sono il principale benefattore dell’Obolo di San Pietro: 107 milioni di dollari, pari al 28% del totale delle donazioni”. Sulla contrapposizione di Papa Prevost a Trump ne ha parlato anche Socci, riferendosi ad Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di S. Egidio che tifava per Zuppi, nei giorni scorsi ha dichiarato a Le Monde che “Francesco, dal punto di vista culturale, morale e religioso, era l’anti-Trump”. “Quindi non “anti Cina comunista” o antitotalitario, ma anti Trump”. Non ha reso un bel servizio al Papa defunto.

“Si può immaginare che questo catto-progressismo e le sinistre in genere possano permettere di usare il nuovo Papa ancora contro Trump. Ma un Pastore della Chiesa, davanti a un mondo in fiamme, non può che cercare il dialogo con la prima potenza democratica mondiale, la cui amministrazione peraltro è piena di cattolici. È anche il suo Paese. Al primo impatto sembra un Papa che vuole riportare la barca di Pietro in acque più tranquille per fare opera di pacificazione, di riconciliazione e perfino per dare consolazione in un tempo in cui le persone ei popoli sono pieni di ferite da curare con intelligenza e amore”. (La geopolitica di Dio (tra Francesco e Leone XIV), 9.5.25, Libero)

Domenico Bonvegna

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