In ore ormai sormontanti a giorni e giorni dove la miseria sovrana a canicola e collima con lโafa espressiva, si potrebbe, potendo governare il volere, agganciare lโarrampicata dโun migliaio di pagine. Respiro dโuna sinfonia in aria aperta. Dopotutto โperchรฉ i poeti in tempo di miseriaโ si sarร domandato Federico Hรถlderlin, rispondendo come โil linguaggio sia il bene piรน prezioso ed al contempo piรน pericoloso che gli dei hanno donatoโ agli uomini. Cosรฌ viene incontro il โmio amicoโ Joseph Roth con il suo โLa tela del ragnoโ, scritto nel 1923 e uscito due giorni prima del putsch di Monaco, il colpo di stato tentato e fallito da Adolf Hitler che gli costรฒ otto mesi di carcere. Un racconto lungo (Adelphi) in cui il sommo scrittore galiziano (il suo titolo piรน celebre รจ โLa leggenda del santo bevitoreโ che vedrร lโeccellente traduzione cinematografica di Ermanno Olmi), anticipa il doppio decennio che seguirร cogliendo, con dettagli che, postumi, paiono profetici, la totale distruzione della piรน grande cultura mondiale: lo spirito tedesco, tema principe che Thomas Mann, nel suo Faust (1947), la storia del compositore Adrian Leverkฯhn, elaborerร nella sua cifra stilistica sovrana mostrando la corruzione etica giร in atto sino alla totale capitolazione, la disfatta del cupio dissolvi nel maggio 1945.
Nel 1923, il piccolo ebreo galiziano, narratore di primissimo piano, aveva visto tutto. E narrato tutto, il โmio amico Rothโ, i suoi libri mi hanno solidamente accompagnato negli anni del noviziato, morirร poi a Parigi, esule, senza un soldo, nel 1939, alla Brasserie Lipp; nella tasca interna della frusta giacca rinvennero una Moleskine e lโultima scrittura sua, precisa, ordinata in una calligrafia sotto dettatura, La leggenda del santo bevitore, appunto. Di Lion Feuchtwanger, I fratelli Oppermann (1934), romanzo di assoluta rilevanza per capire e comprendere, e leggendo vivere, cosa significa il โtotalitarismo perfettoโ, quello realizzato da A.H. Il volume esce in Francia nel 1934, lโautore era allโindice e, in italiano, nel 2014 per le edizioni Skira. I fratelli Oppermann sono un potente affresco, in presa diretta, della mutazione culturale e cultuale di una societร , quella tedesca e la correlata persecuzione ebraica. Per chi, in queste ore, utilizza indiscriminatamente il termine razzismo e si produce in comparazioni storiche e geografiche potrebbe essere autentica rivelazione di come il detto holderliniano sia vero e giusto. Si coglie nel romanzo, che segue una ricca famiglia ebrea della borghesia industriale: antesignani dellโindustria del mobile standardizzato, la potenza del totalitarismo e la sua pervasivitร in ogni commessura, anche intima, del vivere sociale. Resistervi significava o lโesilio o la morte. Che io sappia lโunico romanzo che รจ stato scritto nel periodo di ascesa del nazionalsocialismo avente come tema proprio questa ascesa e la correlata discesa a precipizio dello spirito culturale germanico, per intenderci, come riferimento dal Grande Goetheโฆ
Poi Hans Fallada con il suo romanzo โOgnuno muore soloโ scritto nel 1946, lโanno della sua morte (Sellerio). Uno tra i pochissimi autori che non abbandonรฒ la Germania nazista, si ritirรฒ a vita privata, con Gottfried Benn e il sommo Ernst Jฯnger impegnato come ufficiale dellโesercito sul fronte Occidentale, uno degli uomini che ha salvato Parigi dalla distruzione totale ordinata da A.H. dopo lo sbarco angloamericano del 1944. In โOgnuno muore soloโ, Fallada, scrittore di indubbio mestiere, la sua cifra รจ il realismo, dimostra lโimpossibilitร della parola intima dentro il perimetro del totalitarismo. Un uomo, il personaggio principale, ha perduto lโunico figlio sul fronte orientale. Un semplice operaio, una semplice moglie, un figlio unico. Pur devastati dal dolore non ne possono fare menzione alcuna, e come loro milioni di altre famiglie tedesche che stanno perdendo i loro figli soffocate dentro il solido silenzio. Il parlarne segna giร tradimento, e il tradimento ordina la decapitazione. Finiranno davanti al boia.
Ora, sia detto con ferma chiarezza, la letteratura non serve a niente. Il suo operare non rientra nel servire. Non serve la letteratura, la letteratura spiega. Spiega comโรจ la vita, non cosโรจ. Per il cosโรจ ci si rivolga altrove. Lo scrittore narra comโรจ la vita. Si legge per vivere. Solo per vivere, e non sembri cosa da poco.
Emanuele Torreggiani