Dove si recita col gesto, il ghigno, lo sberleffo, lo sbuffo e si conclude in pernacchia ammiccando alla platea che, paga, plaude. Atellane e fescennini, cachinni. Cosรฌ, in sintesi, la performance di Silvio Berlusconi giovedรฌ sera uscendo dallโincontro con il Presidente della Repubblica. E ben se ne comprende la ragione. Lโuomo รจ cosรฌ, preterintenzionale caricatura di sรฉ stesso.
E se ne compiace, il numero uno, come si dice, dei coatti quindi interpreta, alย meglio, il peggio dellโitalianitร . E lo puรฒ fare, infatti fa, poichรฉ la veritร in politica latita. Alle appena trascorse elezioni non ha vinto nรฉ il centrodestra nรฉ il movimento. Infatti, alle esultazioni di vittoria, manca il numero che, in questa democrazia rappresentativa, รจ significato di potenza. Una potenza esclusivamente quantitativa, la qualitร , come si sa, abbandona da decenni la patria e sua politica per altre nazioni. Quindi ogni esultazione suona per quello che essa รจ: falsa. Nulla osta, beninteso, alla menzogna di allignare ancora. Un governo si farร , forse sรฌ, forse no. A chi importa? La miseria di queste ore, che ormai si assommano a giorni e settimane, dimostra assenza di progetto. Prospettiva. Destino. Al giorno per giorno arrembando dove due debolezze, centrodestra e movimento, sโilludono, componendosi, di costituire una forza. Due debolezze permangono due debolezze. Quindi? Non lo so, non mโimporta. A me interessa il fattore umano. E ieri sera abbiamo visto lโuomo italico. Potente nella misura dellโapproccio materico, carnale. Tutto il suo corpo in recitazione compulsiva: collimavano Balanzone, Brighella, Pulcinella. In quei gesti, dosati con la sapienza del capo comico cui la parte va stretta, infatti rintuzzava lo scorsoio della cravatta, la solitudine di un uomo tradito da tutti i suoi dicenti amici che ne hanno, consciamente, in ogni latitudine, esaltato le gesta per riceverne, di riflesso, un barlume di luce e mai vanagloria fu tanto meschina. Un priapismo dโego magniloquente devastato da unโetร volta allโossidabile tramonto.
E la furia trattenuta poi a stento, le mani in tasca per non slegarle a schiaffi, nel cortile del Ricevimento del Quirinale mentre osserva, sgranando gli omeri a vecchio burattino, una dimora che mai abiterร , sia pur pro tempore. Ed ancora i servi suoi che lo aizzano. Pietร lโรจ morta, avrร scritto Nuto Revelli. Inevitabile, quando ci si ambascia a negare la veritร . La commedia: Balanzone, Brighella, Pulcinella. Perepรจ, perepรจ, perepรจ.
Emanuele Torreggiani