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John David Kent – “Putina” (2023) by Trex Roads

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Alla scoperta di John David Kent, fratello di Tony dei Whiskey Myers da Palestine,Texas

Seguo pagine social di tanti artisti americani sempre in cerca di qualcosa di nuovo che valga la pena di essere raccontato.
Come molti di voi sapranno, una delle mie band di riferimento sono i Whiskey Myers da Palestine,Texas. Ecco, uno dei componenti della band texana, percussionista e pianista dal talento innato, è Tony Kent.
Perché vi racconto questo? Per il semplice fatto che qualche settimana fa il buon Tony sulla sua pagina social, aveva scritto un post nel quale consigliava di ascoltare il nuovo disco del fratello maggiore, John David Kent.
Non mi sono fatto pregare e ho subito cercato il disco e ovviamente tutte le storie che potevo tro-vare in rete su di lui.
Boom! Scopro che John è in giro da tantissimo tempo e nella seconda metà degli anni ’90 cavalcò con successo l’era post-grunge, la fine della mareggiata portata sul Mondo dai Nirvana di Kurt Cobain.
I Radish, questo il nome della sua band di cui era il batterista, vennero fondati nel 1993 assieme al cantante Ben Kweller. Registrarono fra il ’94 e il ’96 due dischi auto-prodotti (Hello e Dizzy) che arrivarono alle orecchie nientemeno che di Nils Lofgren, noto chitarrista della E-Street Band che accompagnava Bruce Springsteen.
Folgorato dal loro sound li propose al suo produttore, Roger Greenwalt, che decise di fargli incidere dei demo da proporre alle case discografiche. Ci fu un vero inaspettato assalto a metterli sotto contratto e la scelta cadde sulla Mercury Records.
Il disco che ne seguì, Restrainting Bolt, del 1997 grazie anche al lavoro di marketing di alto livello dell’etichetta, li portò ad avere un successo davvero grande per una giovane band di rock post-grunge. Raggiunsero le top-40 delle classifiche fino in Inghilterra e si esibirono molte volte anche in Europa. Parteciparono a show molti noti come il David Letterman Show, aprirono i concerti dei molto noti all’epoca Faith No More e suonarono nel palco principale del Reading Festival del ’97.
Insomma fecero il proverbiale “botto”.
Nel 1998 dopo alcuni inserimenti nella line-up si recarono in un luogo magico e leggendario per registrare il seguito del precedente disco di successo, a Muscle Shoals in Alabama.
L’album intitolato Discount Fireworx era composto da 18 pezzi che non videro mai la luce.
La loro etichetta, la Mercury, era una costola della Universal che in quegli anni si fuse con la Poly-gram, soliti giri economici delle grandi case discografiche e della finanza. La band si ritrovò con una nuova etichetta che non aveva mai firmato il gruppo e che non aveva nessun interesse in loro, non reputandoli importanti.
I Redish uscirono dal contratto e nel 1999 si sciolsero definitivamente.


John non smise di essere un musicista, divenne anche produttore e costruì un suo studio di registrazione a Celeste, Texas il The Vault e nel 2005 fondò una sua etichetta discografica indipen-dente: la Blackland Records.
Kent fondò quindi un’altra band e uscì nel 2011 con il suo nuovo debutto solista omonimo e poi nel 2013 con Before the Sun Comes Up. Due ottimi dischi fra il country, il rock texano e l’outlaw.
Eccoci arrivati, dopo ben 10 anni, al nuovo album di John David Kent: Patina.
Il nostro ora vive con la famiglia a Nashville, perché, nella parte buona della città, ci sono tutti i musicisti migliori e la scena dei locali è davvero notevole.
Patina è stato registrato però a New York con il produttore Ben Rice, ma risente delle storie vere che solo il country indipendente sa regalare. Poesie immerse nella vita di piccole cittadine del Texas, dove Kent ha vissuto.
Il lavoro comincia con una ballata bella e malinconica, Up All Night e la voce intensa e calda di John David, ci avvolge. Chitarra acustica e canzone che ci immaginiamo ascoltare sotto un portico e un cielo di stelle texane.

Let it Shine, uno dei singoli, inizia con la chitarra elettrica, ma poi è avvolta in un sound fra il Texas e la California del sole e dei viaggi on the road.
La voce è davvero notevole e ce ne accorgiamo ancora di più nella ballata dal sapore soul My Old Self, dove il piano ricama e i cori accompagnano un brano molto intenso. Tornare alla versione più semplice di se stessi pare essere la soluzione a cui l’autore aspira per essere felici.
Leave You Alone è un brano country folk, acustico, ma, e qui mi ripeto, è il cantato di Kent a lasciare il segno. Tappeto di tastiere e una bellissima poesia che prende il cuore.
A spezzare l’atmosfera ci pensa la successiva strumentale Hogeye, un rock and roll tastiere e chi-tarra convincente. Un lavoro della band che sta dietro a Kent, davvero di primo livello. Divertente e molto bella.
Sw Tx è un rock dalla ritmica pulsante e dagli inserti soul, una dedica alla sua terra che è il mio pezzo preferito del disco. Forse quel viaggio da giovane a Muscle Shoals ha lasciato la sua polvere magica su questo texano dalla voce intensa. La tastiera e il finale sognante sotto le stelle di Marfa, Texas. Bellissima.
La più country del lotto è certamente Small Town USA, chitarra acustica e storie da raccontare, vita vera e una voce nata per questo. L’assolo di chitarra centrale prende la scena, con classe e poi quel cantato prende l’anima. In alcuni passaggi possiamo trovare la maniera di cantare storie della gente che lavora che potevamo trovare nei brani del primo Springsteen, anche nell’appeal sonoro.

La vera celebrazione della vita dura del lavoratore nelle piccole cittadine dove ha vissuto, è nella conclusiva Collar Blue. Ancora una volta una ballata acustica dove la voce narrante è così intensa che ci sembra di passeggiare con lui per le strade dove i “colletti blue” faticano per portare a casa la pagnotta. Non è tanto il country nel sound, ma nello spirito, nell’anima di canzoni come queste che fanno pensare e commuovere.
La famiglia Kent deve essere davvero orgogliosa di avere due membri di questo livello nella musica americana indipendente: John David e il fratello minore Tony, che con i Whiskey Myers ormai è lanciato su un treno che vola verso un successo sempre maggiore.
Un album di storie vere, autobiografiche o anche solo viste fra le strade del suo passato. 12 canzoni che sono country nel sapore che lasciano sulla bocca, ma hanno dentro di loro la forza del rock e del soul ad accompagnarci.
Un graditissimo ritorno sulle scene di un artista che dopo aver fatto la storia da giovane con il grunge, ha deciso di tornare alla musica delle sue radici e lo ha fatto con originalità e un talento fuori dal comune, con una voce che non si può dimenticare.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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