Jessee Lee – “Dive Bar Superstar” (2023) by Trex Roads

La Classifica Top 10 del 2023 by Trex Roads. Il suo addio (o arrivederci) a TN

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Essere figli d’arte aiuta. Volente o nolente chi è figlio di un artista ha maggior possibilità di essere introdotto nell’ambiente artistico del padre e magari seguirne le orme.

Spesso però tutto questo non è seguito dal talento e ci ritroviamo figli d’arte che, senza aver fatto gavetta e senza averne i titoli, hanno immeritato successo.
Ecco, la figlia del grande David Lee avrebbe le carte in regola per diventare una grande cantante e una grande cantautrice, anche senza essere figlia di uno che ha scritto canzoni che hanno vinto Grammy o scalato le classifiche.
Lee è stato autore di canzoni di successo che ha scritto per Cody Johnson, Faith Hill e Montgomery Gentry e la figlia Jessee Lane ne raccoglie l’eredità, però la declina con una personalità e un’originalità davvero invidiabili.

Questa giovanissima ragazza è cresciuta in Texas, dove la famiglia si è stabilita, e quindi oltre a respirare e mangiare musica in casa, lo poteva fare anche uscendo e andando in giro. La musica fa parte del tessuto sociale dello stato e si è insinuata nel sangue e nell’anima di questa 25enne che ormai si è esibita nei locali più leggendari che si possano pensare: la Gruene Hall, il John T. Floore’s Country Store, il Dosey Doe… Però non solo in Texas, Jessee ha partecipato anche ad importanti festival per cantautori indipendenti come il Key West Songwriter Festival, il Mississippi Songwriter Festival o il Florabama.

Non sono stato influenzato nella scoperta di questa artista dal fatto che fosse figlia di un grande cantautore, faccio ammenda non lo sapevo, ma devo dirvi che la sua voce e la sua abilità di scrivere belle canzoni mi ha colpito tantissimo.
La sua voce è potente e suadente come le voci soul che fecero nascere un genere dalle parti di Muscle Shoals in Alabama, ma possiede anche il carattere che mi fa pensare subito alla compianta cantante inglese Amy Winehouse. Il tutto però senza dimenticare le influenze country nel modo di scrivere e interpretare come le grandi del passato Dolly Parton o Tammy Wynette.

Un sapore di antico, un sapore di buono aleggia su questo esordio discografico e qualche addetto ai lavori, molto più competente del sottoscritto, ha coniato il perfetto termine per chiamare la musica della bravissima Jessee Lee: vintage-Americana-Soul.
Il sorriso solare della copertina ci accompagna all’interno del dive bar (in pratica un locale molto piccolo e pittoresco con clienti abituali), dove la sua voce sarà la vera superstar.

Non fatevi ingannare dalla giovane età, questa ragazza ha una maturità nello scrivere canzoni invidiabile e le sue storie faranno breccia nei cuori degli amanti della musica indipendente: storie vere, storie difficili, famigliari, amori che lacerano l’anima e difficoltà di trovare un posto nel mondo. Lei racconta di aver scritto già oltre 200 canzoni e dopo aver ascoltato le 7 che compongono questo Dive Bar Superstar, se la qualità è questa il suo nome sarà destinato ad essere sempre più conosciuto.
La produzione del disco è affidata alle mani e soprattutto orecchie sapienti di papà David, che aiuta la figlia dietro la console assieme all’ingegnere del suono Austin Stanley e masterizzato da Luke Wooten.

Premete play e un sound country soul invaderà i vostri speaker con You’re Gonna Be Your Ma-ma ha un andamento suadente, trascinato, avvolgente e la voce di Jessee è cosi intensa e potente che non potrete che ascoltarla in loop.
La title track è un country divertente, violino e ritmo, e la voce si adatta subito al cambiamento di ritmo e ce la immaginiamo scatenare dei balli proprio in uno dei bar celebrati dal titolo. Bella e divertente. L’assolo di pianoforte prima e di violino poi ci proiettano in un saloon polveroso e scatenato.
Where He Ain’t è un country dove è la voce a far la differenza, così come le parole che lei ci racconta. Il violino regala un’aura malinconica a questa canzone davvero arrangiata alla grande e arricchita dal magistrale lavoro della band alle spalle di questa ragazza talentuosa.

La successiva, Crazy House, ha un appeal fantastico, leggermente honky tonk e tanto, tantissimo soul. La chitarra regala carattere, la ritmica avvolge e la voce rapisce. Un pezzo divertente e, che ve lo dico a fare, arrangiato e prodotto con maestria.
Volete una ballata vintage? Che sembra uscita da una vecchia radio a transistor? Mettete sul piatto (restiamo vintage anche noi) Black Wolf e lasciatevi guidare dalla voce di Jessee in un pezzo che sembra uscito da una session con Dolly Parton e l’assolo di chitarra e violino molto anni ’50 è delizia pura.

Il pianoforte che apre Stay Sweet Heart è un accenno di jazz di classe e Jessee Lee col carattere di una crooner consumata dall’esperienza ci rapisce il cuore con un pezzo in cui fa capolino anche un sax, avvolto nel fumo di un club catapultato qui dal passato. Originale e spiazzante.

Un esordio convincente, originale e dannatamente vintage.L’abilità di scrivere canzoni che abbracciano più generi risultando credibile non è da tutti. I pezzi scritti da Jessee Lee sono originali e seducenti come la sua voce, così bella, così potente e ammaliante.

La lezione delle grandi cantautrici che sono le sue ispiratrici, è stata assimilata alla grande e declinata con carattere e personalità. Se i 200 pezzi che ha scritto ricalcano la qualità di queste 7 canzoni, posso dire di avere trovato un’artista che rimarrà a lungo nella mia playlist.

Un disco divertente, emozionante ed elegante che potrebbe stare bene suonato in un polveroso locale del Texas, così come in un fumoso jazz club del Greenwich Village e, fidatevi, non è proprio una cosa di tutti i giorni.

Buon ascolto,
Claudio Trezzani by Trex Roads

Nel mio blog troverete la versione inglese di questo articolo.
www.trexroads.altervista.org

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