Italia, sempre più laureati lasciano il Paese. I nostri ricercatori sono tra i più apprezzati ma ce li facciamo fregare….

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Dal 2013 al 2021 i laureati in uscita dall’Italia sono cresciuti quasi del 42%: nonostante i giovani ricercatori italiani siano al secondo posto tra i più premiati dal Consiglio europeo della ricerca (con gli Erc Starting Grant), il nostro Paese non riesce a trattenerli ed è l’unico ad avere un saldo negativo fra grant ottenuti per nazionalità (quindi anche all’estero) e grant ricevuti per ricerche condotte in patria (un dato in continuità con quanto già osservato nel 2022).

MILANO – A indicarlo è il nuovo Libro Bianco sulle Scienze della Vita in Italia, presentato da The European House – Ambrosetti nel corso della nona edizione Technology Life Sciences Forum 2023. Per capire le ragioni di questa fuga di talenti, la Community Life Sciences di The European House – Ambrosetti ha condotto un’indagine conoscitiva con protagonisti i ricercatori italiani vincitori di grant Erc nell’area delle Scienze della Vita negli ultimi cinque anni, sia trasferiti all’estero che rimasti in Italia. Dai risultati emerge che l’86% dei ricercatori rimasti in Italia lamenta salari bassi e poco competitivi con l’estero, l’80% mancanza di meritocrazia.
All’estero invece, gli ecosistemi internazionali risultano attrattivi soprattutto per la presenza di finanziamenti (84%) e per l’alta qualità della ricerca scientifica (72%), affiancata dalla facilità di accesso e progressione nella carriera accademica (56%).
Tutti i ricercatori italiani all’estero si dicono soddisfatti della propria scelta e 8 su 10 ritengono improbabile un loro rientro in Italia. Per chi rimane invece la scelta è legata principalmente a motivi personali o familiari (86%), alla qualità della ricerca scientifica italiana (57%) e al rapporto positivo tra ricerca e industria (19%). Emblematico il fatto che il 43% dei ricercatori rimasti in Italia, potendo tornare indietro, proverebbe una carriera all’estero. I risultati mostrano infine una sostanziale sfiducia dei ricercatori rimasti in Italia nei confronti del Pnrr: il 76% non reputa le riforme sufficienti per rilanciare l’ecosistema.

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