L’86% del “prezzo finale” a cui la Equalize ha venduto i “dossier” è “composto da dati illecitamente tratti dalle Banche Dati Strategiche Nazionali”. E’ quanto emerge dagli atti dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Milano sulla rete di presunte cyber-spie attorno alla società del manager autosospeso di Fondazione Fiera Milano, Enrico Pazzali, e dell’ex super poliziotto Carmine Gallo.
I carabinieri del Nucleo investigativo di Varese hanno riassunto in un documento di 90 pagine i modelli di business della società di via Pattari 6 e delle altre aziende coinvolte nel fascicolo, che vendevano dossier ai clienti su commissione. Si tratta di 3 tipologie di report venduti al “pubblico” rispettivamente per mille, 5mila e 15mila euro: i TIPS “più semplici” contenenti “dati esfiltrati abusivamente” solo in “alcune circostanze”; i KYC dove “di norma” il gruppo inseriva il proprio “know-how” per ‘mimetizzare’ la “presenza di dati esfiltrati; infine gli EIDD, dove oltre alle informazioni provenienti da “Sistema informazione interforze” e banche dati delle forze dell’ordine venivano inseriti dati di “natura economico finanziaria” come “Siva” (Sistema informativo valutario) o “anagrafe dei conti correnti”. Per gli investigatori la percentuale di “dati illeciti” all’interno di ciascuna tipologia di report varia dal 50% dei TIPS, con un profitto di 500 euro sui “costi di produzione”, all’80% dei KYC (guadagno ‘illecito’ di 4mila euro) fino ai 13mila euro dell’ultima tipologia dove l’86,6% delle informazioni sarebbero acquisite illegalmente.