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Il vento di Goethe e l’autunno, di Emanuele Torreggiani

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Il sacro ulivo, pallido cangiante, flette inarcando nel föhn che in queste ore trascorre lungo la pianura. Il sole, già in vitrea luce, fascia di un intenso tepore che, svoltato l’angolo già in solida ombra, esala in un denso freddo. Profezia certa. Avanguardia dell’inverno che s’annuncia al crocchio del passo lungo il viale trapuntato dal largo fogliame dei platani in spoglio. Il giallo il rosso e il blu. Primari che s’imposero allo squarcio delle tenebre, si dispiegano nell’armonia cromatica che la sola musica restituisce imbastendo, a ciascuno di noi, infiniti intimi mondi. Che un bacio potrebbe congiungere se fosse arco. Fosse.

L’autunno, come ebbe a scrivere, più che una stagione dichiara uno stato d’animo. Raddrizza la schiena viandante e cammina, un passo un metro, la tua strada è destinata. Guarda laggiù, oltre la corona delle vette, guarda dritto nel profondo Occidente e già intuirai, che da quella porta, si fanno avanti lunghe piogge che di questo incanto di fuochi faranno poltiglia sotto la tua suola. E camminerai guardingo.

Emanuele Torreggiani

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