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Il tramonto (della gioventù)- di Emanuele Torreggiani

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Quando si è giovani la gioventù sembra che basti. Che sia tutto. E tutto è. Ogni pioggia mentre bagna perdona. Ma l’attimo seguente, in cui collimano gli anni, piove a cenere. Così il passato, che ieri aveva illuso alle spalle, ora si presenta davanti, sempre in anticipo d’un passo. Definito e perduto. Purtuttavia vive e sta lì. In filigrana sulla collina dove la ragazza, ben impostata in sella, sgambava il roano, la schiena eretta e i suoi capelli sciolti al vento e il cappello con la galla piumata, su e giù nel verde della china sorvolava quel mare luttuoso di cui lei non avrebbe mai saputo nulla. Ma lui li vedeva nitidamente. La ragazza a cavalo, il mare, l’ambra di quei corpi avvinti e sazi dentro la litta, statici, non più scossi dal tremito di una febbre che il sangue e la carne compongono in misura, lui e lei che erano stati.

 

E lui adesso, in piedi sulla collina, dentro il vento che rinforzava con alle spalle la nube irosa che faceva già notte. Guardò la sua sottile ombra lunga dieci passi. Ricalcava l’ombra della sera che un etrusco andò a fondere in una manciata di bronzo dopo averla scorta scolpita sul dorso di roccia dolomitica rivolta a est là nelle Alpi Rezie, o scorta o narrata, comunque erano uomini che sapevano della morte e del suo mistero. Un gran passare del tempo, millenni e millenni, e si era ancora, perfettamente, daccapo. Davanti all’abisso tutti quei millenni a decine, o centinaia, non erano e non sono che un attimo, egli disse ad alta voce nell’intento di scuotersi. Ma non si mosse, per nulla. Lui, il cavallo, la ragazza, i due dentro l’urna d’ambra, l’ombra sua e tutte le altre ombre lunghe dentro la sera che sconfina nella notte. Accese una sigaretta non perché avesse voglia di fumare ma per la compagnia del fuoco. La ragazza era smontata e conduceva in stalla la cavalcatura carezzandola al collo. L’animale annuiva. Forse nitrì. Era quasi buio. Da una finestra della villa il riverbero del fuoco. S’incamminò col passo pesante, un poco curve le spalle. Ogni ombra ora era svanita, pure era stata.

Emanuele Torreggiani

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