Grazie, cara BCE: tassi mutui s’alzano tra 6 e 7%

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I tassi dei nuovi mutui variabili potrebbero arrivare “a breve” in media “verso il 7% dallo 0,6% di fine 2021”: per un prestito ventennale da 150.000 euro “la rata mensile sarà di 1.180 euro, ben 515 euro in più (+77,4%) rispetto a quella che si sarebbe ottenuta due anni fa”. Lo calcola la Fabi analizzando i costi degli acquisti a rate dopo il nuovo rialzo dei tassi da parte della Bce. Per effetto della stretta monetaria le rate dei vecchi mutui a tasso variabile sono cresciute, rispetto a fine 2021, fino al 75% in più.

“Chi pagava una rata di circa 500 euro al mese, oggi paga, al mese, 875 euro ovvero 375 euro in più”, afferma la Fabi, secondo cui “è molto probabile che, alla luce della decisione di oggi, le rate dei vecchi mutui a tasso variabile possano salire ancora”. Mentre i vecchi mutui a tasso fisso non risentono dei rialzi, quelli nuovi “sono passati da un interesse medio di circa 1,8% anche fino a oltre il 6%”, con rate mensili che possono essere “anche più che raddoppiate”. Un mutuo fisso da 200 mila euro a 25 anni a cui venisse applicato un tasso superiore al 6% avrebbe una rata mensile di 1.341 euro mentre un prestito da 100 mila euro al 5,6% avrebbe una rata di 627 euro. Quanto al credito al consumo, il tasso medio dell’8,1% di fine 2021 potrebbe arrivare oggi al 14,25%: acquistare un’automobile da 25.000 interamente a rate con un finanziamento decennale costa 10.971 euro in più (+29,3%) mentre per una lavatrice da 750 euro si spendono 157 euro in più (+16,7%) per un finanziamento a 5 anni.

La Fabi ricorda che nel nostro Paese le famiglie indebitate sono 6,8 milioni, pari a circa un quarto del totale, di cui 3 milioni e mezzo hanno un mutuo per l’acquisto di una casa. Il valore complessivo dei mutui ammontava, a fine luglio 2023, a 425 miliardi, di cui circa un terzo, cioè 140 miliardi, a tasso variabile. Tra credito al consumo e prestiti personali le banche hanno erogato 250 miliardi di euro di prestiti, in linea con i valori di fine 2020, ma in lieve rallentamento rispetto alla tendenza degli ultimi mesi, segno dell’incidenza negativa dell’aumento dei tassi d’interesse.

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