Il pezzo di Massimo Moletti dedicato alla ‘performance’ di Enzo Iacchetti, martedì sera su Rete 4, ha suscitato un vespaio di polemiche. E di insulti alla nostra testata (nessuno dei quali, tranne quelli colmi di parolacce, censurato). Ecco la nostra replica.
Buongiorno a tutti. Dopo ore e decine di insulti e contumelie ricevute, fateci dire la nostra. Anziutto siete LIBERI di insultarci, usando il giornale più letto (e la pagina Facebook più letta di tutto l’Est Ticino, 2.138.000 persone passate di qui negli ultimi 28 giorni), perché noi ve lo permettiamo, senza censure. Nei vostri ipotetici giornaletti da 4 lettori al bar censurereste la minima voce di dissenso. Punto uno.
Punto due: qualcuno (non tutti) di voi ha seri ‘problemi di comprensione del testo, perché il registro di Massimo Moletti atteneva a una sfera ‘attigua’ e parallela al giudizio storico o politico. E’ stato fermo ma rispettoso, educato e non sguaiato, a differenza di quelli come voi (non tutti) che col loro linguaggio dimostrano di venire dalla jungla, non da un contesto civile.
Punto tre; questo giornale, 3 anni fa (non ieri o ieri l’altro), ha pubblicato un LUNGO REPORTAGE DI TEO PARINI da Gaza che faceva a pezzetti la politica israeliana nei territori palestinesi degli ultimi decenni. Un testo di rara durezza, forse solo il Manifesto lo avrebbe pubblicato. Lo abbiamo fatto noi, CAPRE (che siete voi, mi riferisco a quelli che hanno usato toni e modi sguaiati), incapaci di concepire che esista un pensiero diverso dal vostro. Avete potuto leggere anche dei puntuali resoconti di Graziano Masperi, che ha viaggiato anche di recente nelle nazioni arabe e mediorientali (anche in Iran) dandovi, come sempre LIBERAMENTE, la sua versione. Punto quattro: in NESSUNO dei commenti, ad ora (giovedì 18, ore 11.22), leggo UN SOLO RIFERIMENTO, anche sparuto, a quanto successo il 7 ottobre 2023. Alla barbarie di Hamas e a quanto accade a Gaza dal 2007.
Non abbiamo letto un rigo (o perché siete ignoranti, o perché siete in malafade) sui miliardi di dollari con cui nazioni e stati retti da teocrazie o regimi finanziano i movimenti terroristi islamici, da anni. Non abbiamo letto che- seppur da oltre settant’anni Israele rappresenti un punto di tensione permanente nello scenario mediorientale, circondato da Paesi che, in diverse fasi storiche, ne hanno contestato la legittimità e l’esistenza stessa- negli ultimi anni alcuni Stati arabi hanno aperto spiragli di dialogo attraverso gli Accordi di Abramo, mentre altre nazioni restano ferme su una linea di ostilità radicale, fondata tanto su motivazioni politiche quanto religiose. Neppure un accenno alla questione iraniana, che svolge un ruolo centrale. La Repubblica islamica, sin dalla rivoluzione del 1979, ha fatto della lotta contro Israele uno dei pilastri ideologici del proprio regime. La Guida Suprema e i vertici dei Guardiani della Rivoluzione hanno più volte invocato la “cancellazione” di Israele dalla carta geografica, presentandolo come “entità sionista” e nemico assoluto del mondo musulmano. Una retorica che non si limita alle parole: Teheran sostiene militarmente e finanziariamente movimenti come Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza, che a loro volta predicano apertamente la distruzione dello Stato ebraico. A questa postura aggressiva si affiancano da anni, ben prima delle recenti e drammatiche vicende, prese di posizione simili, seppur con intensità diversa, da parte di altre realtà del mondo arabo e islamico, dove la questione palestinese viene strumentalizzata per alimentare un sentimento anti-israeliano che travalica il piano politico e assume spesso i contorni di un odio esistenziale.
Da anni Israele si trova dunque stretto tra due dinamiche contrapposte: da un lato i tentativi di normalizzazione con alcune monarchie del Golfo e con Paesi che intravedono nella cooperazione con lo Stato ebraico un vantaggio strategico; dall’altro l’intransigenza dell’Iran e di chi continua a predicare apertamente la sua distruzione. Un dualismo che mantiene la regione in uno stato di perenne instabilità e che alimenta il rischio di nuove escalation. Fino ad arrivare ad oggi, all’azione militare decisa da un governo dove non abbiamo alcun problema a dire che le parole dei due ministri più estremisti, o l’appeal immobiliare di Gaza, assurgono al rango di farneticazioni. Ma noi continuiamo a voler distinguere tra il giudizio sul governo Netanhyau (la cui azione è stata censurata, non più tardi di ieri sera, da Giorgia Meloni ad Ancona) e quello su Israele, la cui vicenda storica è oltremodo complessa. Per alcuni, invece, esistono solo le ragioni dello stato genocida o del popolo palestinese. I cui 65mila morti, coi bambini e le persone uccise in fila per il cibo, gridano e grideranno vendetta per sempre a Dio, qualsiasi sia la Fede di chi assiste a quanto sta accadendo, Ma le vostre reprimende a senso unico, dove traspare un malcelato disprezzo UNICAMENTE per Israele, sono un’impostura.
Che però NOI, a differenza di VOI, continueremo ad ospitare. In ossequio a quella LIBERTA’ di cui non godono né godranno mai le donne che vivono nelle teocrazie islamiche, coperte sino al volto, come chi scrive ha potuto vedere nei viaggi degli ultimi 15 anni diverse volte, per esempio negli aeroporti di Abu Dhabi, dove al negozio della Rolex si vedono satrapi arabi compraree 5 o 6 orologi alla volta, mentre le loro donne di nero vestite, lasciando scoperti solo gli occhi, tengono a bada la folta prole (eccolo un dramma vero dell’Occidente cristiano e post moderno: la crisi senza fine del calo demografico, dacché il numero è Potenza e l’Oriente, a partire dal mondo islamico, ci sta surclassando proprio su quel piano).
Se per qualche ora levaste il vostro sguardo dalle trasmissioni a senso unico anti israeliane e leggeste un libro profetico sull’immigrazione di massa scritto nel 1973 da Jean Raspail (Il campo dei santi, riedito di recente da Verità e Panorama), avreste una maggiore libertà e completezza di giudizio. Ma ci rendiamo conto che forse è troppo. Tuttavia una speranza (per alcuni tra i commentatori di questo post) continuiamo a nutrirla.
Fabrizio Provera
DI GREGORIO (PD MAGENTA) CONTRO TICINO NOTIZIE
Ho sempre difeso la libertà di stampa, anche quando questo ha significato subire attacchi personali, derisioni per la mia giovane età o per le mie idee.
Ma oggi non si può più far finta di nulla.
Troppi quotidiani online, piegati al clickbait, diffondono messaggi controversi soltanto per racimolare qualche visualizzazione in più, sopravvivendo, spesso, grazie alla sola pubblicità fatta ai politici e non certo per la credibilità di una buona informazione.
Arrivare però a pubblicare simili contenuti, mentre è in corso un vero e proprio genocidio e si tenta di difendere l’indifendibile, è inaccettabile. L’unica risposta sensata è smettere di seguire certe pagine e non dare loro la soddisfazione di alimentare polemiche e strumentalizzazioni.
Non può esserci buon senso quando, mentre migliaia di bambini vengono uccisi e muoiono di fame, qualcuno ha il coraggio di chiedere con cinismo “definiscimi bambini”.
Non può esserci buon senso quando c’è chi prova a lucrare visibilità di fronte a tragedie e orrori così immensi.
Da oggi, dunque, per coerenza e per rispetto del ruolo pubblico che ricopro, ho deciso di interrompere ogni rapporto con questo quotidiano online. È una scelta non semplice, che potrebbe persino penalizzarmi sul piano politico personale, ma la coerenza vale più di qualsiasi convenienza.
Pertanto invito tutti quelli che mi leggono a fare lo stesso e smettere di seguire TicinoNotizie.it: solo negando ascolto e visibilità a chi alimenta odio e disinformazione possiamo davvero contrastare strumentalizzazioni e propaganda.
Sarò sempre dalla parte della libertà di stampa e di pensiero, ma mai complice di chi da spazio e diffonde certi messaggi.
Matteo Di Gregorio (segretario Pd Magenta)
LA NOSTRA RISPOSTA
Matteo Di Gregorio grazie, siamo noi quelli lieti di NON averti più come lettore. Per la cronaca e il tuo piacere, nell’ultimo mese (solo da questa pagina Facebook) sono passate 2.138.000 persone, il 30% in più in un anno. Ce ne faremo una ragione della tua volontà di censura, del tutto ininfluente. Arrivederci, anzi addio. In 31 anni di cronaca politica a Magenta non mi era mai capitato di assistere a una cosa del genere, anzi sì; quando un sindaco (poi non rieletto) escluse la testata che rappresentavo dalle conferenze stampa. Credo che persino tu possa intuire chi fosse. Tanti auguri. F.P.
PS NELLA FOTO SOTTO, UNO DEI CENTINAIA DI CORTEI DOVE IN OCCIDENTE, OGNI SETTIMANA, SCENDONO IN PIAZZA I NEMICI DI ISRAELE (E TALVOLTA I SOSTENITORI OCCIDENTALI DI HAMAS…)