Annunciata dal profumo di rosa; rosa rosae, dirร un giovane liceale in calzoncini canotta e infradito armato di due Corona, che la cassiera gli farร passare, sospirando, riconoscendo, in quellโossatura ancora spoglia, il figlio suo; lei avanza guardinga lungo la corsia raggelante del supermercato poggiando il proprio peso alla fatica del carrello. Non mostra prescia, scorre a labbra ridenti salumi e latticini allineati lungo gli scaffali, i richiami carminio, a schizzo di sangue, delle offerte e si sofferma, infilando gli occhiali che le pendono sul petto antico, allโangolo delle torte cremose. Mettendo a fuoco lโelaborata forma aspira con voluttร lโafrore dolciastro del caramello. Lโavrร leccato lโindice e il medio seduta al tavolo imbandito con le amiche in una pausa della canasta andando a coprire lโabissale seme di picche con quadri e cuori. Non si sa mai, avrร detto. In quella un bimbo, a scavalco, indica il dolciume monoporzione alla mamma che oppone il capo in un diniego indeciso. Scatta la sirena di gola con lacrime a getto. Mentre il piccolo raffica scalciando lโaria, la madre grida. Dalla scienza sua anticipa il gesto della giovane mamma che afferra la confezione, rompe il sigillo con lโunghia levigata, lโapre e la porge al piccolo imponendo ingozzati. Terra stabilita. Poi indugia attendendo lโurlo puntuale Matteo guarda la maglietta tutta impiastrata, mio Dio non ce la posso fare con te, tutte le volte รจ un disastro. Lei prende una confezione di ricotta, la soppesa, la cambia con una di primo sale e la depone nella gabbia metallica. Cena. Assapora il piacevole ristoro del freddo che alita il lino lilla orlato di pizzo nero che lei stessa ha trapuntato nellโinverno. Prosegue nella corsia dei biscotti che scorre sino ai Bucaneve Doria ancora confezionati a cilindro. Con impercettibile spalluccia a virginale marachella acquista. Poi un pacchetto di grissini iposodici che commisura con la smorfia necessaria. Infine unโinsalata monodose di polipo, cornetti e patate. Calza gli occhiali, considera lo spropositato prezzo al chilogrammo accessibile nellโesiguitร del contenuto. Pranzo. Cerca con lo sguardo la sua cassiera prediletta. Ci sono sei persone in coda con carelli imballati.
Fa un giro. Le piace quel luogo fresco strapieno di ogni possibile desiderio. Ascolta i clienti che discutono di offerte, sconti, ribassi. I bimbi che si svincolano dalle strette e puntano ai giocattoli sordi ad ogni richiamo. Rivede il Matteo che trinca una bottiglietta di acqua zuccherata con la madre che lo rimprovera dei vizi e gli tatua un bacio sulla fronte mentre il piccolo assonnato lโabbranca al collo stampandogli sulla camicetta lโimpronta della mano appiccicosa di caramello. Fa niente che poi a casa laviamo tutto. Ecco, ora si mette in coda. ร quasi il suo turno. Ha tre cose. La ragazza alla cassa sorride e la saluta. Buongiorno signorina. ร la sua prima voce in giornata. Dalla borsetta estrae la sportina di plastica che ripiega ad ogni spesa. Pochi spiccioli. Guarda la ragazza, le labbra piene. Vede un indice che le sfiora, come si schiudono in una chiostra di denti bianchi e un capo folto di capelli che copre quellโimmagine in un bacio profondo. Sente il cuore della ragazza che batte piรน forte, in quel profondo vivo e oscuro. La saluta con un gesto della mano che tiene aperta distendendo cosรฌ la pelle raggrinzita. E sโavvia allโuscita, alle porte a vetri che sโaprono e chiudono, sotto il getto fortissimo dโaria gelida e la subitanea fauce canicolare. Cammina con circospezione ma senza cedimenti. A passo misurato. Traversando la via al proprio alloggio, due giovani operai lavorano alle siepi. Lungo il bronzeo dorso, nudo e scintillante, una goccia di sudore scivola lungo la muscolatura e cade nella gran vampa del mezzogiorno. Arde lโasfalto e lร in fondo alla via, dove lei dimora, il riflesso del miraggio. Sembra un lago, o uno stagno dโargento, o ancora un golfo di mare fermo. Laggiรน lei abita. E via via che procede quelle poche decine di passi, il miraggio arretra simmetrico sino a svanire nellโincrocio delle vie, tra le losanghe delle ombre.
Emanuele Torreggiani