Renato Vallanzasca e’ affetto da demenza con un quadro clinico “peggiorato e irreversibile” e il carcere non e’ “il luogo adatto alle sue patologie”. Questo e’ il riassunto dell’intervento ieri mattina all’udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Milano dei legali Corrado Limentani e Paolo Muzzi, difensori dell’ex boss Renato Vallanzasca, ora 74enne.
Nell’ultima relazione medica del carcere di Bollate le sue condizioni erano descritte come gravi “con afasia, alzheimer” e in generale con “poca collaborazione del paziente che costringe spesso alla sedazione”. La difesa ha descritto il peggioramento – iniziato nel gennaio 2023 – avendo inoltre gia’ preso contatti con una struttura assistenziale veneta per malati di Alzheimer. L’udienza di questa mattina, aperta al pubblico, ha visto la partecipazione dello stesso Vallanzasca, apparso molto silenzioso e accompagnato dal suo tutore legale, sempre presente a detta dei difensori, che per tutta la durata dell’udienza e’ rimasto con la mano poggiata sulla spalla dell’imputato. Nei prossimi giorni e’ attesa la decisione in merito alla scarcerazione da parte del Tribunale di Sorveglianza con la giudice Carmen D’Elia che nel riassumere le varie relazioni mediche ha parlato anche di “paranoia”e “deliri notturni”. Dello stesso parere della difesa anche il Pg De Benedetto che e’ intervenuto chiedendo “il differimento della pena nella forma della detenzione domiciliare per la durata che il Tribunale riterra’ opportuna”. Il suo futuro, dunque, dovrebbe essere in una RSA.