All’ospedale Maggiore di Cremona, per la prima volta in Europa, è stato eseguito un intervento in chirurgia transulcale su un paziente sveglio. Lo ha effettuato l’equipe di Neurochirurgia diretta da Antonio Fioravanti su un uomo di cinquant’anni, proveniente dalla provincia di Milano, al quale è stato asportato un tumore al cervello, che solo a inizio mese aveva eseguito un intervento in chirurgia transulcale ma in quel caso su una paziente addormentata.
“La combinazione di queste procedure è indicata per lesioni profonde e difficili da raggiungere, in cui la chirurgia tradizionale comporterebbe una maggiore sofferenza per il cervello — spiega Fioravanti —. Durante l’operazione, il paziente viene risvegliato e gli viene chiesto di rispondere a determinati stimoli, come muovere gli arti, parlare o disegnare. E questo consente di preservare l’integrità e il funzionamento delle aree sensibili riducendo sensibilmente i rischi”.
La massa tumorale asportata era situata nell’area che controlla il movimento. “Quando sono stato svegliato in sala operatoria, sapevo perfettamente come mi sarei dovuto comportare. Mi sono sentito tranquillo e sereno nonostante un intervento alla testa spaventi sempre”, racconta il paziente.
Decisiva la collaborazione tra neurochirurghi, neuropsicologi, neuroradiologi, neuroanestesisti e neurofisiopatologi, sempre affiancati dal personale di sala operatoria. La chirurgia transulcale (Brain Path) sfrutta la presenza dei solchi cerebrali per preservare i fasci di materia bianca, responsabili di funzioni importanti come il movimento o il linguaggio. Per farlo, viene utilizzato un apposito strumento, che inserito nel solco cerebrale consente di raggiungere la lesione per intervenire in modo preciso e mirato. Tutto ciò è possibile grazie alla neuronavigazione, che consiste nella mappatura tridimensionale della lesione e delle aree limitrofe. La pianificazione effettuata prima dell’intervento permette di definire la traiettoria migliore per raggiungere il tumore preservando al massimo l’organo. Oltre ad essere mininvasiva rispetto alla tradizionale ‘open surgery’, consente di ridurre la durata dell’intervento, le complicanze operatorie e postoperatorie e i tempi di recupero. Non a caso, a sei giorni dall’intervento, il paziente potrà essere dimesso. “Voglio rimettermi in forze al più presto – afferma annunciando il suo progetto di viaggio – e attraversare tutta l’Italia”.