‘Covid uscito da laboratorio? Lo sapremo solo se Cina collabora’

Parla Giorgio Palù

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Sono ormai trascorsi 5 anni dai primi casi di Sars-CoV-2, da quando un virus allora sconosciuto cominciò a dare segni preoccupanti della sua presenza nella metropoli cinese di Wuhan, per poi travolgere il mondo innescando una pandemia globale. Le origini di questo virus che è ancora fra noi restano però un rebus irrisolto. E di recente il tema è finito di nuovo sotto i riflettori, dopo che l’americana Cia ha reso noto di ritenere probabile la teoria della fuga dal laboratorio in Cina, seppur con scarse certezze.

“Io dico che le ipotesi sul tappeto restano sempre due”, commenta all’Adnkronos Salute Giorgio Palù, professore emerito di microbiologia e virologia, che di analisi su Sars-CoV-2 ne ha firmate diverse ed è stato anche presidente della Società europea di virologia. “Cercare l’origine di un virus non è una sciocchezza – precisa – è molto importante perché” i virus “sono gli elementi vitali più diffusi nella biosfera”. Quindi “capire come si è originato uno” di questi microrganismi “è fondamentale anche per predire quello che sarà l’eventuale sviluppo di prossime forme epidemiche o pandemiche nel mondo”, sottolinea l’esperto. Per Sars-CoV-2 al momento resta aperta anche l’ipotesi “che sia uno spillover da un animale, però questo animale non si è ancora trovato – ricorda Palù – E il virus che era al 97,5% identico al RaTG13, cioè al virus del pipistrello Ferro di cavallo (che si trovava nello Yunnan, a distanza di 1.500 km da Wuhan), aveva delle caratteristiche che infettavano molto bene l’uomo”, qualcosa che “non si era mai vista in un virus zoonotico che passa da un animale all’uomo, perché c’è sempre bisogno di un certo periodo per adattarsi e, in più, va detto che quel virus non era più in grado di infettare il suo ospite naturale che era il pipistrello”. Quindi anche la seconda ipotesi, cioè che fosse un virus “modificato”, è “sostenuta da tanti come possibile, anche da me. Questo perché” il patogeno sembrava avere “una modifica genetica che non era una semplice mutazione” in un particolare sito, che “lo rendeva in grado di infettare le cellule umane”.

Ma è ormai troppo tardi per conoscere la verità? “Non sarebbe mai tardi – riflette Palù – se la comunità scientifica cinese, il governo e le autorità cinesi ci dicessero tutto quello che è accaduto a Wuhan. Loro in generale possono sapere se c’è stato un incidente di laboratorio. E ricordiamo che non vuol dire che si sia verificato con un’intenzione malevola, perché anche i cinesi ne hanno subito le conseguenze. Però è già successo in passato. Ricordiamo per esempio quando anche in un laboratorio dei Cdc”, Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie, “si è trovato il virus del vaiolo dimenticato” in alcune fiale riposte in una scatola abbandonata, “e altri casi. Quindi può ancora succedere. Anche questo è qualcosa per cui va sensibilizzata l’opinione pubblica e sarebbe opportuno un regolamento a livello internazionale. Vediamo che tutto questo però non è ancora avvenuto, nonostante molti scienziati abbiano scritto lettere, poi pubblicate anche su riviste scientifiche, al governo cinese e all’Organizzazione mondiale della sanità perché si facesse chiarezza”, lettere “rimaste inascoltate”.

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