Cosa frena le rinnovabili in Italia? La burocrazia

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In questo periodo di crisi dell’energia, l’Italia è immobilizzata sul fronte delle rinnovabili: l’unica vera risposta al raggiungimento di un’indipendenza energetica.

Dopo due anni di pandemia e lo scoppio del conflitto russo ucraino il nostro Paese ha visto uno spropositato aumento dei prezzi di energia elettrica e gas e la soluzione risiede nella transizione energetica. Da anni le rinnovabili sono ferme nel nostro Paese e oggi questa grave crisi ci trova impreparati e vulnerabili. La principale causa: il ritardo accumulato sul passaggio a energia proveniente da fonti rinnovabili.

Cosa blocca questo passaggio? La burocrazia. Adesso, in Italia, per ottenere un’autorizzazione ci vogliono circa 7 anni. Al contrario dei 12 mesi di fase di permitting previsti dalla legge. Come ribadito dall’ex presidente del consiglio Mario Draghi, gli ostacoli alla transizione energetica non sono tecnologici, ma solo burocratici. Infatti, ci sono richieste di allaccio alla rete elettrica di impianti rinnovabili per circa 170 GW di potenza che attendono da anni di essere autorizzate. Come afferma Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura che, con oltre 500 imprese, rappresenta il 70% del mercato elettrico italiano. “autorizzare queste richieste vorrebbe dire tagliare del 20% le importazioni di gas e creare 80.000 nuovi posti di lavoro, dando un grande beneficio all’economia italiana grazie agli 85 miliardi di euro di investimenti che il settore elettrico è pronto ad avviare”.

Transizione Energetica: gli Obiettivi Italiani ed Europei

L’attuale Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) vede come obiettivo per il 2030 di soddisfare il fabbisogno energetico Italiano mediante una quota da fonti rinnovabili pari al 30%. La previsione è che la quasi totalità del contributo provenga da fotovoltaico ed eolico rispettivamente con 30 GW e 10 GW di ulteriore nuova potenza.

Per tagliare questi obiettivi diventa imperativo accelerare la diffusione delle rinnovabili e attuare una grande semplificazione dei procedimenti autorizzativi. Purtroppo, nonostante il Decreto Semplificazioni abbia introdotto misure molto positive per lo sviluppo delle fonti rinnovabili di taglia medio/piccola (superbonus 110%, autoconsumo collettivo ed energy community), diversa è la situazione per impianti a grande taglia.

Infatti, le misure adottate non saranno in grado di sostenere gli obiettivi preposti dal PNIEC. E tantomeno, faciliteranno il raggiungimento dei nuovi obiettivi di decarbonizzazione dettati dalla Commissione Europea. Ovvero, raggiungere un valore compreso tra il 38 e il 40% di energia da fonti green a livello europeo.

Come Raggiungerli? Tagliare la Burocrazia

Per raggiungere gli obiettivi 2030 occorre un’azione straordinaria di snellimento degli iter di autorizzazione, un maggiore coordinamento e l’implementazione di norme condivise e chiare, supportate da misure di sostegno. Ad ostacolare la transizione energetica sono principalmente i rifiuti delle Soprintendenze e del Ministero della Cultura così come le moratorie delle Regioni, soprattutto per quanto riguarda la normativa sui luoghi dove è consentito installare gli impianti.

Ma c’è ancora speranza. Al The Energy Transition Expo a Rimini, i maggiori fornitori di eolico, fotovoltaico, biogas e idroelettrico hanno confermato che se l’Italia spingesse sulle energie rinnovabili al ritmo di 20 GW all’anno si potrebbe raggiungere una sostanziale indipendenza dal punto di vista elettrico entro il 2030. Questo traguardo non solo apporterebbe un notevole beneficio al’ambiente ma ridurrebbe anche i costi in bolletta per le famiglie Italiane.

Nonostante ciò, per riuscire a mantenere un ritmo di 20 GW all’anno occorre in primis tagliare la burocrazia con il supporto di Regioni e Soprintendenze affinché anch’esse diventino anch’esse promotrici dell’indipendenza energetica italiana.

Fonte: https://energia-luce.it/news/burocrazia-blocca-rinnovabili/

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