Leggendo la sua biografia ho visto che è laureato in Scienze Politiche con una tesi in Storia del Risorgimento, che ha all’attivo diverse pubblicazioni anche di carattere scientifico, che ha vinto il Premio speciale Italia Medievale 2019, che il suo primo romanzo ha avuto 5 riedizioni e il secondo due, e che ha altresì una specializzazione in Diritto ed Economia dell’Unione europea con una tesi relativa al progetto di unificazione franco-britannica del 1940, quindi periodi storici più vicino al nostro, pertanto mi sorge spontanea una domanda: come mai nei due romanzi che ha pubblicato uno è ambientato nel medioevo e l’altro nel Rinascimento? E inoltre: da dove nasce questo suo amore per il passato?
Il mio amore per il passato nasce dalle mie radici. Il mio primo romanzo La moglie del santo è ambientato nel XIV secolo perché narro la storia di Corrado Confalonieri e della moglie Eufrosina. La vita di Corrado viene narrata sommariamente nelle agiografie perché poi è diventato santo ed è patrono di Noto in Sicilia, mentre di Eufrosina si sapeva pochissimo. Ho voluto così raccontare la loro “vita prima” della conversione, in cui Eufrosina ebbe un ruolo fondamentale, a costo di un grande sacrificio d’amore. Anche nel mio secondo romanzo, I superbi, parlo di miei avi: Gianluigi ed Elisabetta Confalonieri, vissuti nel XVI secolo. Elisabetta cerca di scongiurare in tutti i modi che il marito partecipi a una congiura ai danni del tiranno Pier Luigi Farnese, ma si troverà suo malgrado a prendere in mano le redini della famiglia.
Confalonieri in Lombardia è un cognome importante che mi ricorda quel Federico Confalonieri che, per le sue idee liberali, fu arrestato dagli austriaci nel 1821, condannato a morte, poi al carcere duro allo Spielberg. È per caso un suo avo?
Io discendo dai Confalonieri di Piacenza, quello del patriota Federico è un ramo secondario di Milano, quindi possiamo dire molto alla lontana. Conosco però la storia di Federico perché ho scritto la mia tesi su di lui, in particolare su un episodio che lo riguarda nei moti del 1821 che fu la scintilla della rivolta. Federico voleva far chiudere il Casino dei Nobili, un circolo milanese per soli nobili, mentre lui voleva che l’associazionismo fosse aperto alle idee liberali di ogni ceto sociale.
Passiamo ai suoi libri. Il suo primo romanzo è intitolato “La moglie del santo” il che ci dice che la protagonista è una donna, o sbaglio? Ci racconti qualcosa sulla sua opera, e che tipo di donna è una che sposa un santo.
Sì, la protagonista è Eufrosina Vistarini, una nobile di Lodi. All’inizio sembra un matrimonio combinato, come lo erano spesso quelli dell’epoca, in realtà si rivela una grande storia d’amore. Eufrosina ha sangue feudale che le scorre nelle vene, è cresciuta orfana di madre e questo l’ha resa una donna determinata. Per lei, le cose sono in bianco o in nero, non ama le sfumature. Questa sua caratteristica l’aiuterà a prendere decisioni coraggiose.
Nel suo secondo lavoro “I Superbi” narra una storia piacentina, quella dell’ambizioso e spregiudicato duca Pier Luigi Farnese, uomo così tanto odiato dai maggiorenti della città, che essi organizzano un complotto per destituirlo, e tra questi vi è un altro Confalonieri: il conte Gianluigi. Forse non un caso. Tra i protagonisti c’è la sua consorte, anche qui questa moglie ha un peso importante nella storia, visto che il sottotitolo è “Una donna fra amori e vendette”? E se sì, non posso esimermi dal chiederle quanto contano per lei le figure femminili nel suo mondo di autore.
Non è un caso perché anche Gianluigi è un mio avo. Fu capitano di ventura, sposato con Elisabetta una donna descritta dagli scrittori del tardo rinascimento come una delle più belle e savie donne della sua epoca. In questo secondo romanzo analizzo anche il rapporto madre e figlia, un territorio fino a questo momento inesplorato per me. Elisabetta combatte un’epoca spietata e sanguinaria con la forza dei sentimenti. Nei miei romanzi le donne sono sempre protagoniste perché anche se spesso la storia non ne ha parlato, meritano di essere riportate in vita.
Parliamo ora del lavoro dello scrittore Corrado Occhipinti Confalonieri: come si organizza quando le viene in mente l’idea per una storia? Preferisce più narrare in terza persona o far parlare i personaggi? Ama descrivere i paesaggi, gli ambienti interni… Insomma, ci sveli qualcosa della sua arte del narrare.
Io parto dall’avere in mente “la storia” che mi colpisce, poi inizio la fase di ricerca nelle biblioteche e negli archivi anche privati dove si svolge la vicenda. Si tratta della parte più interessante perché capita anche di compiere scoperte casuali che arricchiscono l’idea di partenza. Preferisco la terza persona, altrimenti si rischia una visione parziale della storia e i personaggi a parte quello narrante, rischiano di diventare secondari. I paesaggi e gli ambienti a mio avviso meritano di essere descritti in funzione della scena e del dialogo che stai scrivendo, altrimenti sono delle cartoline. L’arte di narrare nasce principalmente dal cuore, il resto è tecnica, così come lo stile.
Quali sono i suoi scrittori preferiti, o perlomeno quelli di riferimento?
Io amo i grandi scrittori dell’Ottocento, Proust, Céline, Musil, Joyce e i minimalisti americani. Ho riscoperto Alessandro Manzoni da quando scrivo i romanzi storici.
Ritiene importanti le copertine dei romanzi? E per i suoi come è andata, la casa editrice ha considerato anche i suoi suggerimenti?
La copertina è importantissima per sintetizzare la storia in modo accattivante per il potenziale lettore. Di solito propongo qualche opzione alla casa editrice e poi scegliamo insieme. Trovo molto utile Pinterest per questa attività di scelta preliminare.
Per caso, ha già qualche idea che bolle in pentola?
Sì, sto scrivendo il mio terzo romanzo storico, ambientato nel XII secolo questa volta faccio un ulteriore salto indietro nel tempo!
Grazie per il tempo che ci ha dedicato. E, a questo punto, non rimane che immergerci nella lettura delle singolari e intriganti storie dei suoi avi.
A cura di Luciana Benotto