Come l’e-commerce sta rivoluzionando le spese degli italiani

l'evoluzione dello shop online..

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L’Italia del 2025 non assomiglia più a quella del 2015. In questo decennio è cambiato tutto: questo implica nuovi modi di fare e gestire anche azioni nella quotidianità. Si compra online. Secondo l’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, il valore degli acquisti online in Italia nel 2025 supera i 62 miliardi di euro, in crescita del 6% rispetto all’anno precedente. I prodotti coprono la fetta più grande (ben oltre 40 miliardi) mentre servizi come viaggi, trasporti e ticketing ne valgono circa 22. Non si tratta di un pubblico ristretto: 35,2 milioni di italiani comprano regolarmente sul web, con 1,5 milioni di nuovi utenti in un solo anno. Numeri che somigliano a un’onda in piena: chi non cavalca il digitale rischia di restare indietro.

Nuovi comportamenti, vecchi impulsi

La cosa affascinante è che, pur essendo digitale, la spesa online mantiene tratti molto umani. Il consumatore italiano confronta, attende l’offerta, si emoziona per lo “sconto lampo”. È iper-connesso, impaziente, ma anche guidato da impulsi antichi: la ricerca del risparmio, la soddisfazione immediata, il desiderio di non perdere l’occasione giusta.
Qui entrano in gioco i social e le app di comunicazione. Non si tratta più solo di guardare passivamente una pubblicità: l’utente partecipa a gruppi, chat, community dove scopre promozioni e confronta esperienze. È il passaparola 2.0, quello che si muove veloce quanto una notifica. Tutto ciò succede sia a livello di ecommerce che in altri settori, che stanno avendo un forte sviluppo online.

Il settore del gioco, per esempio, si sta spostando tutto sull’online e i motivi sono evidenti: maggiore comodità e più ampia scelta. Anche in questi caso, analogamente all’e-commerce, non si parla solo di fruizione della piattaforma atta, in questo caso, al gioco, ma anche di fonti a latere come i gruppi Telegram per offerte casinò dove si può avere un confronto diretto con altri che abbiamo interessi comuni e valutare ciò che c’è di interessante, come bonus o delle novità sui giochi. Anche in questo caso Telegram funge da aggregatore, creando sia un canale informativo che di community.

Analogamente per gli acquisti: fino a ieri l’e-commerce era sinonimo di “sito web”, oggi l’accesso parte quasi sempre da un’app. Un prodotto si scopre su Instagram, si condivide su WhatsApp, si verifica il prezzo su Telegram. Il percorso di acquisto è frammentato ma continuo, e si sviluppa tutto dentro lo smartphone. Gli italiani passano in media quasi 6 ore al giorno online, e quasi 2 solo sui social. Non stupisce che i brand abbiano deciso di “abitare” quegli stessi luoghi, trasformando le chat in vere e proprie vetrine.

Cosa succede nel B2B

Non è solo il commercio al consumatore finale a cambiare: anche le aziende italiane hanno abbracciato il commercio digitale. Il mercato globale dell’e-commerce B2B ha già superato in volume quello B2C. In Italia, le imprese di produzione e distribuzione stanno adottando piattaforme che permettono: ordini, preventivi e fatturazione completamente digitali. È una rivoluzione culturale: non più rappresentanti e cataloghi cartacei, ma portali interattivi, disponibili 24 ore su 24.
Naturalmente non è tutto rose e fiori. L’espansione porta con sé alcuni aspetti critici fra cui i principali:
Privacy e protezione dei dati: gli utenti sono più attenti e vogliono garanzie. Le aziende devono rispettare regole severe, dal GDPR in poi.

Dipendenza dalle piattaforme: basare tutto su un marketplace o su un social significa dipendere da algoritmi e policy che possono cambiare dall’oggi al domani.


Costi logistici:
spedizioni, resi e magazzino restano un problema, soprattutto per le piccole realtà.

Digital divide: non tutti i territori o le fasce d’età sono ugualmente pronti.

Chi vince non è chi offre lo sconto più aggressivo, ma chi sa costruire strategie, capaci di unire presenza online, servizi rapidi e un rapporto umano, che va oltre lo schermo.

Il futuro è nel nostro presente

Il 2025 è un anno di spartiacque. Non ci si chiede più se l’e-commerce avrà successo, ma quanto peserà sulla spesa totale delle famiglie italiane. Già oggi rappresenta circa il 13% del commercio al dettaglio e la tendenza è in salita.

Le aziende che riusciranno a sopravvivere non saranno quelle che vendono “più a buon mercato”, ma quelle che sapranno essere digitali, senza perdere il lato umano. Combattere a suon di prezzo sarebbe una battaglia perdente sin dall’inizio, perchè ci saranno sempre attori nel panorama online che potranno offrire prezzi più bassi basandosi sul fast consumer come succede nel fast fashion: ma questa non è la soluzione.

Il plus sono ancora una volta i rapporti ibridi, quindi velocità di servizio, risposta e spedizione con quel tocco di umano di cui non possiamo fare a meno. Le chat, le community, i gruppi su app di messaggistica, anche quelli nati per il gioco o per cacciare offerte, non sono più fenomeni marginali. Sono il nuovo terreno commerciale, dove si gioca il futuro dei consumi italiani.

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