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Dall'archivio:

Ciao Silvio, hai fatto la Storia di questo Paese e non solo- di Fabrizio Valenti

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L’ex Premier e leader di Forza Italia, se ne è andato stamani all’età di 86 anni. Piaccia o no, ecco perché il Presidente Berlusconi ha segnato un’epoca

MAGENTA – E’ dalle 10.30 che le agenzie hanno battuto la notizia. Il Corsera è già a tutta pagina con quella che con il corso delle ore si stava materializzando come una certezza: il presidente Silvio Berlusconi non c’è più. Se ne è andato a 86 anni. Il secondo ricovero improvviso al San Raffaele di venerdì sera, purtroppo, non aveva fatto presagire nulla di buono. Così come il massimo riserbo con cui era stata trattata in questo fine settimana la notizia dai media.
Stamani la conferma di quello che era un brutto presentimento.
Berlusconi, quello che non perde mai, l’emblema dell’uomo di successo e vincente, ha dovuto anche lui soccombere davanti alla nera mietitrice.

Ma di lui resterà inscalfibile il ricordo per quello (tantissimo) che ha fatto come imprenditore, politico e presidente di calcio. Perché il Silvio, amava come il sottoscritto il ‘giuoco’ del calcio.
Il suo Milan ha raggiunto livelli ineguagliabili, così come l’avventura brianzola con il Monza, ha dimostrato che lui e i suoi amici di sempre (in primis Adriano Galliani), ci sapevano fare eccome anche in questo mondo globalizzato del pallone.

Qui non vogliamo fare, perché sarebbe troppo riduttiva e, soprattutto, c’è chi riesce a farla meglio di noi, una biografia della vita di quest’uomo che ha cambiato l’Italia (e non solo) in tanti suoi aspetti.

Il nostro intendimento è unicamente quello di porre l’accento sui tanti cambiamenti che “Il Silvio” ha portato nella nostra Società. I mitici e per noi unici anni 80 e 90.
Berlusconi è stato in primis il Comunicatore per eccellenza.

Quando Berlusconi iniziò la sua carriera televisiva negli anni Ottanta, con l’epopea di Telemilano divenuta poi Canale 5, l’acquisizione di Italia 1 e Rete 4 e la scalata alla platea nazionale, lo fece forse principalmente per assecondare il suo ottimismo imprenditoriale, la sua voglia di riuscire in tutti gli ambiti. Lo fece anche per lottare contro lo status quo, l’immobilismo della Rai, l’impermeabilità alle meraviglie estere.

Nelle nostre case ha portato Corrado, Mike Bongiorno, Sandra & Raimondo, Dallas, Drive In, e poi ecco i Tiggì finalmente in alternativa a quelli di Stato dove si ragionava secondo l’ottica del Pentapartito e della lottizzazione.

Il mondo dei paninari, bim bum bam, i ragazzi della Terza C, e potrei andare avanti ad oltranza è tutta roba sua. Ha cambiato usi e costumi di questa Società. Si era anche inventato il Mundialito per Club che andava in onda su Canale 5. Formidabili quegli anni con i grandi campioni in passerella al Meazza al mese di giugno. San Siro era pieno anche per quei derby, così come per assistere alle gesta del Flamengo o del Santos…

In tutto questo e molto di più – quello che poi sarebbe diventato il Presidente del Milan, dopo il travagliato periodo di Giusy Farina – è stato un uomo a cui dare una Laurea (dopo quella in Scienze della Comunicazione) in Sociologia Honoris Causa.
Perché ha capito un mondo e lo ha influenzato, personalmente, credo in modo positivo. La bilancia tra il dare e avere in questo pende pesantemente da questa parte.

Qualcuno dirà l’epoca del consumismo…. Ma il mio ricordo è quello di anni dove l’Italia (pur con tutti i suoi limiti e contraddizioni) era una Paese migliore. Più felice, meno incazzato e meno rancoroso. Dove si stava meglio, dove c’erano i mesi interi di ferie e dove molte famiglie andavano avanti con uno stipendio e c’erano le casalinghe. Una fetta di pubblico che il Silvio ha sempre tenuto in grande considerazione

Lui insieme ad Ernesto Pellegrini prima e Massimo Moratti dopo – per il Silvio l’Inter era la sua seconda squadra, lo ha sempre detto e manifestato, perché il concetto di Milanesità veniva prima di tutto – hanno scritto pagine uniche per il calcio di questa città. Il Trofeo Luigi Berlusconi, con il giusto ricordo per il suo papà che aveva creduto in lui.

Una sana rivalità ma anche tanta, tantissima sportività nei derby meneghini.
Il Milan di Sacchi per lui “un amico geniale al quale devo tutto” ovvero il Milan degli Olandesi contro l’Inter del Trap, o meglio quella dei panzer tedeschi. Che anni, quegli anni. San Siro pieno, dove non ci stava neanche uno spillo.
Abbonamenti quasi sold out e senza restrizioni e senza tetti come nell’epoca attuale, dove il profitto regna sovrano nel calcio, in cui le nostre Società sono sempre più in mano straniera e senza un’anima vera.

Poi ovviamente c’è il Berlusconi che ha cambiato la Politica, la discesa in campo e il discorso del 1994. Anche qui gli schemi sono saltati completamente. Tutti parlavano di Forza Italia come di un partito di plastica destinato ad esplodere (o implodere) a seconda dei punti di vista.
Oggi Forza Italia insieme alla Lega è il partito più longevo che siede in Parlamento…. Adesso si sprecano i pronostici dei ‘gufi’ sul futuro del partito.
Ma è questo non è il momento, né la sede per parlarne.
Quello che preme rimarcare è come un grande uomo di marketing aveva applicato queste categorie alla politica, ha inventato lui la comunicazione e il marketing politico.
Ha capito che c’era uno spazio, una richiesta non soddisfatta per un pezzo di Italiani che diventerà sempre più consistente (con il PDL si arriverà al 40% e rotti dei consensi). Ha senso adesso guardare alle prospettive? Non crediamo.

Ci limitiamo ad osservare quanto ha fatto per quasi 40 anni incidendo nella Storia di questo Paese e anche oltre.

Ciao Silvio, oggi siamo tutti un po’ più soli e orfani delle tue barzellette.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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