Potremmo fare i tifosi, magari quelli che sul carro del tennis ci sono saliti solo ora che, dopo decenni di pane duro, le vacche azzurre sono grasse come mai prima d’ora. Quelli che un quindici l’hanno visto per sbaglio solo ora che Jannik Sinner alza un trofeo dietro l’altro e che, avendo compreso poco dello sport che fu di Bill Tilden, ragionano (con la s davanti) da tifosi della peggior specie, quelli calcistici. Dove, più che l’amore per lo sport al di sopra dei suoi protagonisti, c’è il disprezzo dell’avversario e per chi non la pensa come loro. Quindi, potremmo raccattare like a valanga difendendo ad oltranza il campione altoatesino, secondo il principio per il quale la miglior difesa resta l’attacco e dando addosso a chiunque si faccia venire un sospetto in merito alla brutta vicenda doping che lo ha coinvolto.
Noi di TicinoNotizie.it, però, non vendiamo tappeti, ci occupiamo di tennis da quando un italiano al secondo turno di uno Slam lo si festeggiava come un evento irripetibile e, soprattutto, abbiamo altri modelli di tennisti per i quali spellarsi le mani. Nei limiti del possibile, quindi, proviamo ad essere neutrali, raccontando ciò che sappiamo senza fare i democristiani, pratica diffusa e che non amiamo. Allora, cosa sappiamo? Jannik Sinner è risultato positivo a due controlli un anno fa, marzo 2024, per l’ormai noto Clostebol che, in sintesi, è uno steroide anabolizzante che la WADA, del cui operato avremmo comunque molto da obiettare, include nelle sostanze proibite, perché – lo dicono i dottori – migliora le prestazioni sportive. Usato dai comuni mortali per lesioni sulla pelle, pare faccia aumentare la massa muscolare e agevolare il processo di recupero, e in ragione di ciò, non lo si può usare. Un aspetto assai dibattuto, poi, è quello della misura. Sembra che la quantità rinvenuta dalle analisi sia modesta e la sentenza, a riguardo, definisce “bassa” la concentrazione nelle urine. Per spiegare il motivo, l’entourage del numero al mondo ha fatto leva su due aspetti: quantità, appunto, e casualità.
La gestione dell’antidoping spetta alla ITIA che, senza preavviso, ha facoltà di pizzicare i tennisti per i suoi controlli. Rilevata la positiva, quindi, si avvale di tribunali sportivi i dipendenti, e chissà che voglia dire, chiamati ad esprimersi. ITIA che, facendo buona la tesi della non responsabilità diretta dell’atleta ha assolto Sinner. La tesi difensiva, infatti, è quella della contaminazione figlia di un errore del fisioterapista, reo di aver massaggiato l’assistito senza guanti e con le mani sporche del farmaco usato in precedenza dallo stesso fisioterapista per curarsi un taglio ad un dito. Per carità, tutto può accadere in questa vita, ma quella che si è fatta è la seguente ricostruzione. Un professionista a libro paga del più forte giocatore al mondo e non un neolaureato alle prime armi, consapevole di quanto sia delicata la faccenda doping che impone agli atleti una vita monastica e controllata oltre la paranoia, utilizza un prodotto con impressa la scritta ‘doping’ a carattere cubitale (tutti ne abbiamo vista una analoga sulle confezioni di qualche farmaco), se la spalma sulle mani, non indossa guanti e massaggia il suo assistito che, presentando piccole ferite ai piedi, dà modo al farmaco di lasciare una piccolissima traccia nelle sue urine.
Ricostruzione tecnicamente possibile con la percentuale di accadimento che non è bulgara ma, sì sa, a volte la sfiga ci vede davvero lungo. Gli aficionados di lunga data, allora, potrebbero rivalutare la famosa contaminazione da tortellino killer che portò agli onori della cronaca l’inconveniente di Sara Errani, alla quale credettero pochino, perché tra le due tesi difensive è forse quella più probabile ed è davvero tutto dire. Occasionale, dunque, e pure irrisoria. Non abbiamo modo di dubitare che, effettivamente, al momento del test la percentuale di Clostebol fosse quella dichiarata, Tuttavia, ciò che dovrebbe far alzare un minimo le antenne è che, quest’ultima, non sia una quantità nell’organismo costante nel tempo e, pertanto, tutto sta a quando la ricerca venga fatta. Da non medici, qui di, è lecito pensare che se ne avesse assunto un bidone giorni o settimane prima, probabilmente il suo corpo, qualora anticipatamente indagato, ne avrebbe palesata una risultanza maggiore. Che poi, più precisamente, ad essere stato rilevato è un metabolita, sostanza prodotta mentre il farmaco viene progressivamente degradato durante il metabolismo. In altri termini, lo si può trovare anche in assenza di tracce dello steroide, una sorta di cartina al tornasole.
Tornando all’iter, l’ITIA in estate assolve Sinner perché non ne riconosce l’intenzionalità, insomma non poteva sapere cosa passasse nella mente del fisioterapista. Che ci sta, per carità, ma non è questo il nocciolo. È il resto ad essere, appunto, accadimento a percentuale ridotta. A non essere di quell’avviso, però, è la WADA che sceglie la via del ricorso perché, dicono, vale il dogma per il quale l’atleta è responsabile del suo staff. Tempistica del ricorso metà aprile 2025, ma non ci si arriva perché gli avvocati dell’azzurro, fatti evidentemente due calcoli, patteggiano i ben noti tre mesi di stop che non compromettono i futuri Slam e, altresì, non portano alla revoca dei trofei vinti da marzo 2024 in qua. Senza accordi, l’eventualità peggiore sarebbe stata, ma infatti, quella di scomodare il CAS. Una roulette russa: piena assoluzione o un anno (o più) di stop. Allora, meglio tre mesi e tutti d’accordo in una sorta di condono che chiarisce quello che si vuole essere chiarito.
Ogni caso ed ogni sentenza fanno ovviamente storia a sé, non siamo tanto sprovveduti da non pensarlo, ma quella che capitò al ciclista Agostini una decina d’anni fa, tanto per fare un parallelismo, assomiglia molto all’attualità ma al netto della pena. Due anni e carriera abortita per lui, ma si sa che i ciclisti sono sempre un po’ più colpevoli degli altri. Oltre al fatto che gli avvocati scaltri costano una marea di soldi che un pedalatore gregario difficilmente può mettere da parte. Noi, però, ricordiamo. I giornalisti e gli addetti ai lavori, che oggi fanno da scudo umano a Sinner elevando barricate a priori, all’epoca Agostini lo massacrarono brutalmente alla stregua di un criminale. Tanto che finì per appendere la bicicletta al chiodo. Eppure il Clostebol non è cambiato, come non è cambiata, a quanto pare, la consuetudine di abbracciare preferentemente le cause dei potenti, una cosa vecchia come il mondo.
Ad una pattinatrice spagnola, per fare un altro po’ di storia, furono comminati sei anni, tanto per dire. Lei, raccontando la causa dell’assunzione del farmaco, non fu minimamente creduta. Considerato quanto talvolta sia facile addurre motivazioni bizzarre ma convincenti, chissà cosa deve aver detto a suo tempo la pattinatrice per fare incazzare a tal maniera la WADA. La chiusura del caso Sinner – che, detto a scanso di equivoci stravince sul campo per manifesta superiorità, lo ribadiamo, non ci piace. Perché, a nostro personale avviso che non ha la pretesa di essere quello di tutti, puzza di due cose fastidiose. Una, la peggiore, che la legge è uguale per tutti ma palesemente un po’ più uguale per i ricchi. Due, e non è trascurabile nemmeno questa, che la chiusura del cerchio in salsa democristiana, quella che non scontenta nessuno e in particolare i padroni, è l’ennesimo precedente destinato a future repliche. Nella sua banalità espressiva, Zverev, uno dei pochi colleghi a non essere omertosi nella circostanza, ha fatto notare che tre mesi sono egualmente ingiusti; sia nel caso di non colpevolezza, troppi, che in caso di colpevolezza, pochi. Comunque, sbagliati. Colpevole o innocente non è dato sapersi, la fine di una storia buttata in vacca.
La questione antidoping, per finire, ha tre complesse caratteristiche intrinseche che la caratterizzano, ragion per cui lasciamo ad altri maggiormente esperti lo spiegone più generale. Inquadramento, complessità scientifica e limiti di applicabilità. Che, insieme agli interessi economici, immancabili dove girano valanghe di soldi, fanno sì che nel 99,9 per cento dei casi rasenti la burla. E, cosa ancor più pruriginosa, dà modo a troppa gente, quella che prima si rischiava di incontrare solo al bar, che senza mai essersi occupata di sport riduce questioni serie a stupido tifo da soccer. Per i quali i Sinner del mondo sono, a prescindere, dal lato giusto della ragione. Magari perché salutano sempre.