Alessia Pifferi non merita le attenuanti generiche “tenuto conto dell’elevatissima gravita’ non solo giuridica ma anche umana e sociale del reato e del futile motivo che lo animava, ossia quello di ricercare e vivere dei propri spazi di autonomia rispetto al prioritario diritto/dovere di accudimento della propria figlia”.
Lo scrivono i giudici della Corte d’Assise di Milano nelle motivazioni alla condanna all’ergastolo per la giovane madre ritenuta colpevole di avere abbandonato per cinque giorni e mezzo la piccola Diana di diciotto mesi facendola cosi’ morire di stenti. Le viene invece riconosciuta l’aggravante dei futili motivi considerando che “la determinazione criminosa e’ stata indotta da uno stimolo esterno di tale levita’, banalita’ e sproporzione rispetto alla gravita’ del reato da apparire, secondo il comune modo di sentire assolutamente insufficiente a provocare l’azione criminosa”. “Non v’e’ dubbio – insistono i giudici – che lasciare Diana da sola, con la consapevolezza del rischio di morire di stenti e disidratazione, per regalarsi un proprio spazio di autonomia, nella specie un lungo fine settimana col compagno, non puo’ che inverare la circostanza aggravante dei futili motivi”.