La felicità, probabilmente. Non solo come titolo del nuovo, atteso libro di Fabrizio Tassi, 52 anni, giornalista e critico cinematografico, al suo sesto libro (ma primo romanzo); ma soprattutto come anelito, speranza, tensione di chi non si affida soltanto alle pagine di un libro, ma all’anelito di felicità (o sete d’assoluto, di platonica memoria) che gli incontri domenicali organizzati da decenni a cura di Iniziativa Donna, e nello specifico quello di domenica 1 dicembre, è come se ‘esprimessero’.
La felicità, probabilmente è stato realizzato per i tipi di Infinito edizioni e narra una storia condita di una quotidianità solo in apparenza banale. Una bambina, un vecchio e un cane in fuga dalla “civiltà”. Anna è una strana bambina che parla come un libro stampato e sogna di riabbracciare la madre, fuggita chissà dove. Natalino è un anziano burbero e solitario, che ama gli alberi più degli esseri umani. Mattiapascal è un cagnone depresso, che passa le sue giornate su uno zerbino. I tre partono per un viaggio a piedi, da un palazzone della periferia lombarda verso le Dolomiti. Lungo la via incontrano un’umanità gentile e strampalata, e scoprono il linguaggio segreto della Natura. Una storia fatta di semplicità e sentimenti, umorismo e spiritualità. Arriva per tutti, prima o poi, l’occasione di “tornare a casa”.
Di seguito, invece, alcuni spunti tratti dall’intervento di Fabrizio Tassi all’incontro di domenica, introdotto da Nunzia Fontana e proseguito con le domande di Francesca Facchetti e le letture di alcuni brani del testo a cura di Irene Chiolerio.
“Essere a casa è diverso, ci conosciamo quasi tutti. Abbiategrasso è senza dubbio sempre stata associazionismo culturale: è soprattutto questa cosa. Perciò dico grazie a Iniziativa Donna, del resto io ho cominciato proprio qui, seguendo i loro incontri , gli scrittori, tutto un mondo nato da questo humus. Questo è il mio sesto libro ma il primo romanzo, che nasce da una serie di coincidenze. La cosa diversa del romanzo è che la saggistica è una questione di controllo, la narrazione è invece sinonimo di abbandono. I personaggi cominciano a parlare nella testa di chi scrive. Nel saggio basta unire due punti, nel romanzo mentre scrivi ti ritrovi in punti differenti e apparenentemente sconnessi tra loro. La storia è quella di Natalino, uno sconfitto della società, poi all’improvviso diventa anche la storia della bambina- Anna- che incontra e che gli apre un mondo che non conosceva. Anna dice la sua e gli espone il proprio modo di vedere il mondo, tutto mediato da un cane. 20 anni fa scrissi Amerika , una riflessione sulla libertà ma un libro obiettivamente illeggibile. Crescendo ,lo scrittore si produce nella scrittura solo quando ne ravvisa l’urgenza.
Quando scriviamo c’è sempre qualcosa dell’autore nei suoi personaggi. Anche io per esempio amo la natura, ho imparato a comunicare in modo sincero diventando grande. Mi riconosco nei difetti di Natalino ma anche in Anna, in più mi ritrovo anche nel cane: nel loro essere ciò che sei, consapevolmente. Questo romanzo è nato da un sentimento, un improvviso bisogno di semplicità e gentilezza, che ho poi tradotto nella scrittura. Un bisogno di alleggerire, di mostrarsi fragili, gentili. E allora parlo di personaggi sconosciuti, di invisibili, esempi di Bellezza che forse abbiamo disimparato a vedere, a scorgere”.
“È anche un viaggio fatto per immagini , quasi cinematografico. Che a un certo punto perde il tempo, diventa indefinito. Quindi c’è un’ evoluzione”, ha suggerito Francesca Facchetti.
“Abbiamo questa concezione di vita e realtà lineare, perché saremo sempre felici domani, mai oggi. Sarò felice..forse. Poi durante il viaggio , che è sempre interiore, scopri che è il modo di essere nel viaggio che determina l’essere felici.
Poi a un certo punto.. Anna cambia. Il libro sembra un film di David Lynch o La vita è meravigliosa di Frank Capra, che non è solo una pellicola, una produzione cinematografica, ma una idea del mondo. Serve un lavoro su noi stessi per non comunicare agli altri solo risentimento. La Bellezza aiuta ,sempre. Il bello è anche buono, il brutto è esattamente il suo contraltare.
Spesso viviamo in uno stato di sonnambulismo meccanico puntando solo ad arrivare a sera. Spesso siamo distruttori meravigliosi, ma poi cosa resta dela parte costruttiva? Da qualche parte ci sono cose più vere , che non trovi col piacere ,la soddisfazione o gli oggetti: si trova nel camminare , nel vuoto , nel silenzio. E trovi una pace , una fonte spesso inaridita dagli impegni . Ma come faccio a trovarlo? Ognuno ha il proprio modo. C’è la meditazione, ma non solo. Se ti abbandoni all’esperienza della natura ,e lei guarda te, allora ..Le cose cambiano”.
Ci sarà un seguito a questo libro ?
“Non lo so..può essere , dipende. A volte basta qualcuno che ispiri un pensiero ..la realtà è che sono le persone a cambiare la società , non il contrario. Prima bisogna farlo, ognuno come può. Magari un seme fiorisce , nessuno può saperlo. Non basta avere un obiettivo nella vita, conta come raggiungere gli obiettivi o i desideri. Nella Bibbia a un certo punto si legge ‘fermati e sappi che sono il tuo Dio’: ecco, a volte il coraggio nasce dal fermarsi. Un pezzo alla volta ce la faremo e sono certo che questo processo partirà dal basso”.
Al pari dei grandi chef, i quali a un certo punto raggiungono la piena maturità espressiva (e artistica, quindi culinaria), anche uno scrittore raggiunge il suo personale momento di grazia. E questo libro, o meglio questa ‘fase’, ci pare quella aggraziata (lo stato di grazia, in pratica) di Fabrizio Tassi.
F.P.
La felicità, probabilmente
di Fabrizio Tassi
Infinito edizioni, 17 euro,
Numero Pagine: 174