Magenta. “Competenze e percorsi condivisi per affrontare la violenza di genere”

L'approfondimento di Franca Galeazzi sul convegno 'Nessuna può vincere da sola' svoltosi in Casa Giacobbe. Le tante voci e i tanti spunti raccolti

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‘Nessuna può vincere da sola’: il titolo del recente romanzo della giornalista e scrittrice Giovanna Guiso per ribadire, nel corso del convegno di giovedì 27 novembre, la necessità di fare rete tra società e istituzioni di fronte al fenomeno della violenza di genere che – dati alla mano – la sociologa e dirigente di ricerca Istat, Maria Giuseppina Muratore, ha definito “non emergente, in quanto stabile, ma urgente”.
Convegno che la stessa Guiso ha introdotto con il richiamo all’irrinunciabile contributo offerto,
“in questa sfida cruciale”, dalle neuroscienze e da strumenti, inesistenti quindici o venti anni fa, “ma ora a nostra disposizione per riuscire a comprendere cosa sta dietro a un comportamento umano violento, e questo pure a favore di un’efficace prevenzione”. Anche da parte sua una documentata presentazione dei dati di un rapporto dell’OMS europea sulla violenza di genere.

Tra i tanti uno particolarmente grave: “Il 28,6% delle donne e ragazze di età pari o superiore ai 15 anni subirà violenza fisica e sessuale nel corso della propria vita”.

Grave, come quanto emerso da uno studio dell’Istituto Superiore di Sanità del 22 novembre, svolto su un campione di 100 donne vittime di violenza. “Il 50% soffre di disturbi postraumatici”, ha informato Giovanna Guiso.

“Ma quello che è tremendo è che la violenza subita lascia tracce sul DNA, la persona non sarà più quella di prima”. Da qui un’ulteriore sottolineatura della rilevanza della ricerca scientifica sul cervello, “un organo ancora molto sconosciuto, il cui processo di maturazione è complesso e permanente, poiché non siamo solo prodotto della genetica, ma dell’educazione e dei fattori ambientali”.

Dei meccanismi cerebrali che influenzano i nostri comportamenti – previo accenno all’anatomia dell’organo da cui mente e corpo dipendono – ha parlato Maria Vittoria Calloni, neurologa e neurofisiopatologa clinica.

“E’ importante gestire le emozioni, quali, per esempio, la rabbia che se non controllata determina azioni che comportano gravi conseguenze. La dottoressa ha elencato poi gli strumenti diagnostici per indagare il cervello. Dall’EEG di un tempo si è compiuta una rivoluzione copernicana grazie alla Tac, alla Rm, alla Pet, alle tecniche funzionali e altre di stimolazione magnetica.

“Lo studio dell’IA, con le dovute attenzioni e considerando le differenze con quella umana – ha aggiunto – potrà aiutarci a trovare terapie personalizzate, comunque credo che l’ascolto non giudicante, l’attenzione alla persona e l’empatia siano la chiave per capire quando e come intervenire”.

Considerazioni condivise e ribadite dalle altre ospiti del convegno, dove non poteva mancare Stefania Bartoccetti, da trent’anni dalla parte delle donne, ad ascoltarle, accoglierle, accompagnarle, lottare per e con loro.

Non si è dilungata, c’è una storia che parla per lei a partire da Telefono Donna per arrivare al progetto pionieristico, sostenuto da Regione Lombardia, denominato ‘La Luna Nuova” – quando è nuova la luna non si vede – che permette l’accoglienza immediata di donne in pericolo e integra intervento sanitario, supporto psicologico e tutela legale.

A proposito di quest’ultima, ricordiamo il contributo di Federica Liparoti all’evento, fortemente voluto dall’assessora Mariarosa Cuciniello, il cui impegno è stato oggetto di unanimi complimenti.

L’avvocata, specializzata nella difesa e protezione delle vittime di violenza, ha trattato della distinzione tra malattia e responsabilità riportando quanto previsto dal nostro Codice di Procedura Penale, “molto chiaro nell’indicare i limiti della perizia sulla personalità dell’imputato”, possibile solo di fronte a un soggetto psichiatrico.

La giovane professionista ha detto dei passi avanti compiuti nella prevenzione delle recidive, informando circa la possibilità, “ancora insufficiente”, per autori di violenza di accedere a centri per sottoporsi a trattamenti e percorsi di recupero.
E non ha trascurato di rimarcare il collegamento tra tossicodipendenza e violenza in famiglia. “Stupefacenti e cocaina modificano le reazioni del cervello in risposta a certi stimoli”.

La criminologa clinica, Enrica Beringheli, ha citato il S.A. Vi. D., un progetto di ricerca e intervento in materia di violenza domestica, realizzato – ora sospeso per motivi burocratici – presso l’Insegnamento di Criminologia dell’Università Statale di Milano. “E’importante che il soggetto violento arrivi ad assumersi la responsabilità e giunga a riconoscere il danno provocato all’altra persona”, ha precisato e aggiunto che:
“Il profilo dell’autore di violenza di genere e di femminicidio non è in linea con l’immagine dell’uomo pericoloso, disagiato, straniero, di basso livello culturale e poco inserito nella società; il fenomeno è diffuso a prescindere dal livello culturale, economico o sociale”.

E a proposito di violenza assistita: “I nostri utenti ci riferivano di aver subito più violenza assistita che non su di sé”. Una parentesi: un bambino che assiste a una violenza la agirà, una bambina imparerà a tollerarla.

A Francesco Lionello, capitano e comandante della Compagnia Carabinieri di Abbiategrasso, il compito di chiudere la serie degli interventi.

Grazie alla Convenzione di Istanbul si sono compiuti progressi nella prevenzione della violenza di genere, nella protezione della vittime, nel perseguire i reati e nelle politiche integrate. Rimangono tuttavia criticità che Lionello ha ascritto alla reticenza delle vittime in aiuto delle quali è importante la cosiddetta ‘sorveglianza collettiva’ , ai tempi procedurali e al sovraccarico di lavoro.

“C’è frammentazione delle informazioni tra istituzioni per superare la quale è necessaria una maggior collaborazione”. Tuttavia – una sorta di dulcis in fundo – un supporto fondamentale viene dalla tecnologia, vedi il braccialetto elettronico o il sistema SCUDO, “un database per registrare e gestire interventi, compresi quelli in ‘codice rosso’, per tracciare episodi di violenza e liti, verificare i pregressi, per collegare fatti e soggetti …”.

Il lungo convegno in Casa Giacobbe è terminato con domande del pubblico, per la maggior parte formato da … donne.
“Oggi le giovani sono più attente a riconoscere e essere consapevoli della violenza subita sia essa fisica, sessuale, economica”, sempre per citare Maria Giuseppina Muratore e chiudere con una sua osservazione sul valore della consapevolezza maturata nei confronti della violenza.

“Il fatto che se ne parli dà legittimità di esistenza … il riconoscimento culturale, legale, aiuta la vittima a sentirsi riconosciuta”, ha chiosato l’esperta.

Franca Galeazzi

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