Da Arluno al Tribunale di Milano: Andrea Spinelli, l’illustratore che “colora la giustizia”

Intervista di Libero al brillante artista locale

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«La vita, amico, è l’arte dell’incontro». Il verso di Vinícius de Moraes, ripreso da Ungaretti ed Endrigo, sintetizza alla perfezione il percorso di Andrea Spinelli, giovane artista di Arluno e unico illustratore di giudiziaria del Tribunale di Milano. Dal 2022 ritrae i momenti più intensi dei processi di cronaca nera, trasformando udienze e testimonianze in acquerelli che restituiscono l’umanità spesso nascosta nelle aule.

Autodidatta, con un passato da ritrattista di musicisti dal vivo, Spinelli ha già realizzato 250 opere in tribunale e oltre 500 ritratti di artisti, da Samuele Bersani a Finardi, fino al videoclip dipinto a mano per Tosca, composto da 1.124 acquerelli in 40 giorni.

Nell’intervista concessa a Giorgia Petani di Libero racconta di come tutto sia nato: «Mi dicevano spesso che assomiglio a uno di quelli che si vedono nei film durante le udienze. Guardando un documentario crime ho pensato: perché non provarci? Ho scritto una mail al presidente Roia ad agosto 2022. Non c’erano precedenti: è andata».

Il primo impatto con il Palazzo di Giustizia è stato folgorante: «Imponente, quasi intimidatorio. Mi sono perfino perso nei corridoi. Ho osservato tutto: ritualità, tempi, celle».

Spinelli sottolinea come il disegno in aula richiami un mestiere “antico”, quasi scomparso nell’era digitale, ma proprio per questo oggi innovativo: «Negli Stati Uniti o in Francia questa figura è riconosciuta. Qui da noi è nuova, quasi rivoluzionaria».

Oltre alle aule di tribunale, continua a lavorare nel mondo dello spettacolo: illustrazioni per la tv, collaborazioni con orchestre, apparizioni a Splendida Cornice e Uno Mattina. E sta preparando un libro insieme al giornalista Luca Rinaldi, in uscita a giugno.

Molti studenti gli chiedono come intraprendere questo mestiere: «Quando entro nelle scuole c’è una curiosità enorme. Mi piacerebbe trasmettere l’aspetto umano dell’aula, far capire davvero cosa succede lì dentro».

E sul futuro aggiunge: «Il sogno nel cassetto? Credo di averlo già realizzato. Questo mestiere lento, così diverso dalla frenesia del mondo, mi restituisce la dimensione che cercavo da tempo».

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