Partita di fine stagione domenica a Torino, che ha visto Jannik Sinner prevalere con chirurgia da primo della classe su un Carlitos Alcaraz più Babbo Natale del solito. Morale: i primi due giocatori al mondo sanno decisamente fare di meglio, ma a metà novembre non sarebbe nemmeno realistico chiedere di più a ragazzi che si spremono ormai da gennaio. Un palazzetto più pieno che competente ha fatto da cornice, quindi, al trionfo dell’azzurro che, a differenza del suo avversario, non regala mai nulla e, sfruttando la sinusoidalità dell’umore tennistico del rivale, ha condotto in porto il match.
Carlitos avrebbe di che rimproverarsi per aver dilapidato un set point (con seconda palla avversaria) nel primo parziale, un vantaggio di un break nel secondo e un’ulteriore palla per l’allungo per rimettere il naso avanti. Qualche raro Moment-Alcaraz con un paio di ganci col dritto da scomodare la chela di Nadal, tanta consistenza di Sinner, troppi errori gratuiti inusuali da ambo le parti e tutti (i presenti) vissero felici e contenti. Si rifaranno in Australia, perché tempo un paio di mesi e l’Happy Slam sarà l’occasione per ritrovare i due più forti giocatori al mondo tirati a lucido.
Piccola sintesi. Primo set che segue l’ordine dei servizi fino a quando, avanti cinque giochi a quattro, Alcaraz va a rispondere per aggiudicarsi il set, ma una sua risposta rivedibile significa ben presto tie-break, che Sinner incamera senza più di tanto strafare. Secondo set che, sorprendentemente, si apre con un break a favore dello spagnolo, che si invola sul tre a uno in un amen. Il passaggio a vuoto di Alcaraz — tutto fuorché una sorpresa — rimette il set in equilibrio e, senza più scossoni (se si esclude una palla break sciupata da Carlitos nel settimo game), si giunge al dodicesimo game. Sei a cinque Sinner, servizio Alcaraz. Gioco che è paradigma dell’intero incontro e, più in generale, del tennis contemporaneo. Jannik, in modalità muro, spegne progressivamente le velleità del rivale, incapace di alzare il livello al momento giusto e quindi destinato a soccombere con una certa dose di rimpianti.
Poco altro da commentare. Titolo meritato, appannaggio di colui che si è dimostrato più propenso alla vittoria e meno avvezzo a orpelli e concessioni. Jannik, che in condizioni indoor non perde davvero mai, sta facendo apparire normale qualcosa di straordinario e che solo un lustro fa, noi italiani — abituati al pane duro delle sconfitte — eravamo soliti ad ammirare solo sotto altre bandiere. Appuntamento al 2026.
Si chiude così un 2025 meraviglioso per Jannik Sinner e per tutto il tennis azzurro, con due Slam in cascina e il titolo di Maestro. Chiosa finale per il commento RAI: Panatta è il solito califfo; trovategli una spalla all’altezza, per favore.





















