“Tra 20 anni mia sorella avrebbe compiuto 50 anni, sarebbe stata ancora giovane. Lui a 50 anni potrebbe rifarsi una vita, mentre noi, una vita non ce la rifaremo mai. Magari me la rifarò io, con una famiglia, ma i miei genitori sicuramente no”. Così in una intervista a Leggo Chiara Tramontano, sorella di Giulia, uccisa incinta dall’allora fidanzato Alessandro Impagnatiello, che è stato condannato all’ergastolo in Appello, ma senza l’aggravante della premeditazione.
“Vivo sempre col dubbio di aver tralasciato dei segnali che magari erano campanelli di allarme, penso che forse avrei potuto cambiare il corso degli eventi. Probabilmente scrivere il libro è servito a fare in modo che le persone conoscessero Giulia – aggiunge Chiara, che alla sorella ha dedicato il libro ‘Non smetterò mai di cercarti’ – Volevo mettere nero su bianco quello che mi era successo, nella speranza di avere un momento di sollievo, ma è anche un lascito per mia nipote Giulia”, la figlia che il fratello ha chiamato come la giovane vittima, uccisa il 27 maggio 2023 con 37 coltellate a Senago, nel Milanese, poche ore dopo la scoperta da parte della compagna di una relazione parallela che Impagnatiello da mesi portava avanti con una collega.
Il timore, ora, è che Impagnatiello non venga punito con l’ergastolo alla fine del processo. “Ho il terrore di vederlo libero Un assassino non può uscire di galera dopo 20 anni, è un tempo brevissimo – dice Chiara Tramontano – e come famiglia non puoi fare niente. Per i miei genitori sarebbe una sconfitta atroce sapere che la persona che ha ucciso la loro figlia si siederà a un bar a prendere un caffè, troverà un lavoro o si farà una famiglia. Sarebbe come uccidere Giulia due volte”.