Come noto, vista l’eco mediatica del fatto che è arrivato ai Tiggì nazionali, il dramma dell’A4 ci porta anche nella nostra Magenta.
E’ un fatto di cronaca e come tale lo abbiamo trattato. Con il rispetto delle persone coinvolte, delle vite spezzate e prim’ancora – visto che in una comunità, così almeno dovrebbe essere, le relazioni sono ancora una cosa reale e tangibile – con la dovuta sensibilità verso quelle famiglie coinvolte che conosciamo direttamente.
Per noi il fatto finisce qua. Perché prima ci dovrebbe essere la compassione, la vicinanza e, quindi, anche il silenzio su di una vicenda che segnerà inevitabilmente molte persone per sempre.
Quello su cui vogliamo dire qualcosa, invece, riguarda la reazione dei social media. Purtroppo nel bene, ma in questo caso più nel male, rispecchiano cosa è diventata la natura umana. E’ una riflessione che va oltre questa tragedia.
Perché accanto a chi commentando i fatti cerca di ragionare, porre delle argomentazioni costruttive, in tanti, troppi, usano solo la ‘pancia’. A volte siamo costretti a leggere cose abominevoli.
Commenti che cerchiamo di ‘oscurare’ non per far calare una qualsivoglia censura, ma come direbbe qualcuno, per cercare di ‘rimanere umani’….
E’ una cosa che sta diventando sempre più difficile. Con un ulteriore cambio di paradigma e, di riflesso, di prospettiva rispetto a come definire il ‘popolo dei social’…
Si badi, non vogliamo generalizzare e nemmeno metterci in cattedra. Perché a tutti, tanto o poco, potrebbe essere scappato un commento sopra le righe.
Però, è indubbio che questo scivolamento verso il basso sia palpabile. Prima Umberto Eco, argomentava così i frequentatori seriali dei social, ossia, quei tuttologi onniscienti che dovevano commentare tutto e tutti.
“Facebook è come il bar degli ubriachi. Al bancone di un bar reale questi venivano cacciati quanto diventavano molesti, nel bar virtuale, invece, non li può mandar via nessuno …”. E infatti i nostri ‘ubriachi’ ci hanno messo le tende.
Il problema però è che da ‘ubriachi’ si sono trasformati (parecchi, non tutti ndr) in ‘odiatori seriali’. Quelli che oltre ad aver la verità in tasca sempre e comunque, non pensano mai che i fatti di cronaca che commentano sono reali. Quindi, ci sono dietro persone, famiglie, storie, vissuti personali, esperienze profonde. Ma soprattutto dolore…
Macchè il ‘tribunale del popolo’ dei social a volte sa essere spietato. Così da mostrarci cosa sta diventando la natura umana.
Fermiamoci prima di scendere nell’abisso senza nemmeno esserci accorti di essere finiti così in basso.
F.V.