In una gelida notte di novembre del 2019, Angelo Puricelli, un novantenne residente presso la casa di riposo Sant’Edoardo di Turbigo, si allontanò dalla struttura, perdendo tragicamente la vita nelle campagne circostanti. Dopo un lungo e doloroso iter giudiziario, il 5 marzo scorso, il giudice monocratico di Busto Arsizio, Marco Montanari, ha emesso una sentenza di condanna nei confronti della coordinatrice della struttura e della coordinatrice infermieristica, infliggendo loro otto mesi di pena (sospesa).
La vicenda ha suscitato grande clamore e indignazione, soprattutto da parte della famiglia di Puricelli, che si è costituita parte civile nel processo, rappresentata dall’avvocato Amanda Gugliotta. La denuncia è scaturita dall’assurdità della situazione e dalla preoccupazione per la sicurezza degli anziani ricoverati nelle strutture di assistenza. Durante l’udienza, il pubblico ministero Nadia Calcaterra (nella foto) ha delineato un quadro di negligenza, evidenziando le responsabilità delle coordinatrici nella gestione della sicurezza degli ospiti.
In un ulteriore sviluppo, il giudice ha deciso di trasmettere gli atti alla procura per indagare su un medico che, sentito come testimone della difesa, potrebbe aver reso dichiarazioni false. Gli avvocati della famiglia, Carla Zucco e Giorgio Legnazzi, stanno ora valutando la possibilità di presentare ricorso in appello, con l’obiettivo di ottenere giustizia per la morte di Angelo Puricelli e di garantire che simili tragedie non si ripetano in futuro.
Questa triste vicenda mette in luce la necessità di una maggiore attenzione e responsabilità nella gestione delle strutture per anziani, affinché la salute e la sicurezza degli ospiti siano sempre prioritarie.
