Archetti virtuosi, archetti “tosti”: la serata “da camera” del 15 al Lirico di Magenta

Una serata fresca, "diversa" e perfetta per i giovanissimi maestri di Totem sul palco del Lirico di Magenta. L'associazione magentina dedita alla formazione dei giovanissimi segna una ulteriore tappa del suo cammino ormai intergenerazionale.

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Al centro della stagione di classica al Lirico di Magenta, dedicata al “tempo”, Totem pone la sua pietra miliare: giovanissimi musicisti “di cantera”, si direbbe nel calcio, e virtuosi “figli d’arte”, ossia figli degli insegnanti della scuola Totem. Il passaggio di generazione è pienamente avvenuto. La storia dell’associazione magentina che ha fatto della formazione classica una “mission” ormai intergenerazionale segna una nuova importante tappa.

Quando si parla di “tempo” ci si può riferire agli intervalli di pentagramma, alle epoche musicali con le precipue caratteristiche, ad un tempo in movimento tra secoli che fa la storia della musica; e ci si può riferire anche ai frutti che le buone piante del nostro territorio hanno portato con pazienza, lavoro, entusiasmo e fiducia nella vita che si rinnova.

Anche il programma presentato nella serata di sabato 15 febbraio si distingue come un momento “topico” in questa parabola di concerti Stagione 2025. La Direzione di Totem ci ha abituati, con garbo e capacità, a saggiare correnti e stili vari, diversi, in dialogo. Ma, naturalmente la preminenza delle proposte, la musica che tutti noi “orecchiamo” ed identifichiamo come “la classica”, rimane “quel secolo” che vide i grandissimi autori e le altrettanto grandi sinfonie divenute patrimonio comune.

Per questa occasione “giovanissima” la scaletta ci propone come una sosta, in questo lungo e vasto navigare in mezzo a mari cangianti ed impegnativi, in una caletta deliziosa, un angolo di riposo e riflessione sul percorso.
Quando nasce il gusto per le sonate e le scritture per strumenti soli (prevalentemente gli archi) su accompagnamenti d’ensemble? Quando dalla forma studiata e geometrica che vuol comunicare essenzialmente la perfezione di un mondo preordinato, cominciano a prendere passo accenti più individuali ed emozioni interiori ?

Ce lo raccontano, con i propri strumenti, proprio questo manipolo di virgulti ; giovani amanti dei giardini cameristici che con preparazione e sensibilità davvero notevoli ci aprono finestre sul “prima” e sul “dopo” la centralità delle grandi sinfonie romantiche.

Mettendo “in contrappunto” i primi passi che grazie alla scuola napoletana la musica occidentale ha compiuto verso il futuro dispiegamento romantico (ma ancora in piena musicalità barocca settecentesca) con gli epigoni del tardo romanticismo che già muovevano il pentagramma verso un superamento della imponente musicalità narrativa romantica.

Grazie ad autori (oggi misconosciuti ai non addetti od appassionati) come Fiorenza e Tartini, dalla corte napoletana al resto di Europa, vanno affermandosi i concerti “per violoncello” in veste “da camera”. In un tessuto armonico e melodico ben inquadrato dalla caratteristica tripartizione in tre tempi legati tra loro, ecco apparire i primi estri, le preziosità, contrasti ed accordi virtuosi, fili d’oro in drappi cromatici di rara delizia.

Di questa prima parte si sono fatti abili e gradevolissimi interpreti i ragazzi del Doricus Ensemble : due violini (Michele Alziati, Riccardo D’Ariano), una viola (Silvia Rossi), violoncello (Alessandra Giovannoli) contrabbasso (Anaïs Lauwaert) e clavicembalo (sì, sul palco del Lirico c’era il clavicembalo suonato da Gioele Cantalovo); solista, il violoncello di Andrea Alziati.
La musica scorre lieve e coinvolgente; molto bravi !

A coda dei due concerti Alziati ha omaggiato il pubblico con un bis di “tarantelle a violoncello solo” di Giulio De Ruvo, unite da un intermezzo con l’orchestra creato dallo stesso Alziati “prendendo temi da tarantelle popolari”, dichiara.

Nella seconda parte di serata l’ensemble lascia posto ai duetti tra violini e pianoforte; dai concerti alle sonate da camera.
A dispiegare le partiture di Franck, Ravel e poi Serastase, le coppie formate dalla violinista Kristel Kraja con il maestro Umberto Ruboni e dalla pianista Beatrice Distefano con il violinista Federico Nogarotto.
Per sapere quanta strada “virtuosa” abbiano già compiuto questi giovani vi invitiamo a consultare i curricula nelle note di Sala.

L’avvicendamento stesso delle coppie di esecutori sul palco (nel frattempo al clavicembalo si è sostituito il pianoforte) sottolinea come in una danza di corte lo scambio tra brani virtuosi di fine ottocento e le prime partiture di sonate dal carattere già novecentesco.

Composizioni relativamente brevi ma decisamente impegnative in cui gli archetti oltre che virtuosi necessitano di partecipazione, sensibilità e perfino di una certa grinta, personalità. Hanno da essere “tosti” (cit !) oltre che abili.
E questi ventenni hanno dimostrato di esserlo e senza alcuna incertezza. I due violini solisti come i due pianoforti meravigliosamente in intesa reciproca, ci hanno deliziati con gli accenti e le melodie della meravigliosa sonata in là maggiore di Cesar Franck (1886); con le due diverse partiture di Maurice Ravel (Sonata in Sol maggiore, 1923-27 circa; Tzigane del 1922); con la “Carmen Fantasy” (1882) di Pablo de Sarastase.
Una meraviglia !

Un ascolto, quello di tutta la proposta di serata, davvero piacevole, fresco ed agile. “La classica è giovane”, il motto di Antonella Piras presidente di Totem Magenta: ogni volta dal palco del Lirico ne abbiamo sorprendenti (poiché davvero bravi) e piacevoli (poiché davvero comunicativi) conferme.

Molti applausi a tutti gli esecutori, il pubblico non accennava ad andarsene, lasciateci un regalino, un bel ricordino ancora.
E così ci siamo infine tutti deliziati con un bis d’eccezione, entrambi i violini di Kraja e Nogarotto accompagnati dal pianoforte del davvero bravo maestro Ruboni nell’opera 33 di Pablo de Sarasate “Navarra”.
…Olè !

Piacevolissima serata, ascolti di nicchia, il virtuosismo e la giovinezza della “camera” e della “cantera” totemina. Noi, c’eravamo.

L’appuntamento è per il 1 di marzo, quando ci ritufferemo nella composizione sinfonica del periodo tardo romantico con un autorone, il buon Johannes Brahms e le sue sinfonie n. 2 e n. 1 eseguite dalle formazioni ormai a tutti note e care delle Orchestre “Città di Magenta” e “Antonio Vivaldi”.
Solista al pianoforte Andrea Molteni, direttore d’orchestre Lorenzo Passerini.

Dalla direzione di Totem dicono di starci preparando una serata straordinaria. I numeri (ed i nomi) ci sono. Non rimane che prenotare la propria poltroncina al Lirico di Magenta e cominciare a sintonizzare le orecchie.

Alessandra Branca

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