“In libreria La Memoria del Mondo Libreria Editrice il nuovo libro di Emanuele Torreggiani. IL GRANO CRESCE LA NOTTE. AGA edizioni. Vi aspettiamo”
Eccola, l’ultima perla della produzione letteraria del ‘nostro’ Emanuele Torreggiani, che per i tipi di Aga Editrice (seconda ‘incursione’ di ET nel suo catalogo) ha pubblicato Il grano cresce la notte. Presto, molto presto, ne parleremo più diffusamente e ci sarà una presentazione. Per adesso, godiamoci la descrizione-decrittazione dell’editore Maurizio Murelli, in attesa di andare alla Memoria del Mondo di Luca Malini per acquistarlo.. e leggerlo. Di corsa!
“Ecco questo gioiellino narrativo di Emanuele Torreggiani. Chi non conosce Emanuele Torreggiani e nulla sa del suo imaginifico stile letterario ed inoltre non ha neppure letto il suo *Cado in alto* che ho pubblicato l’anno scorso, può sempre andare sulla sua bacheca e leggere i suoi racconti brevi, una sorta di istantanee letterarie di alta scuola utili a rifrescare l’anima.
E nel mentre attendo che lo stampatore sforni il gioiellino (credo sarà disponibile settimana prossima), lavoro ad altri testi di prossima pubblicazione. Per esempio ad uno dei diversi libretti della collana “Bagliori” che raccolgono gli scritti di Golovin. E proprio ora mi sono imbattuto in un capitolo tratto dal suo (di Golovin) *La gaia scienza* dal titolo “Il padre*. Anche se il brano che qui posto parla di “fiaba”, e lo scritto di Torreggiani è un “racconto”, ci ho trovato un nesso, un qualcosa di pertinente. Valuterà chi avrà modo di leggere il racconto di Emanuele.
«Lo spazio fiabesco è un labirinto solido, flessibile, penetrante, evanescente, specchiante con molti angoli e voragini, paludi pietrose e palazzi galleggianti, che si disgregano in mostri nuvolosi e nebbie rosate, dove l’eroe spettrale può dire all’amata con le parole di Paul Éluard: “Nel cielo delle tue parole le tue labbra sono una stella”.
La domanda classica: “Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?” – è irrilevante rispetto ai personaggi delle fiabe. Sogno e realtà perdono i confini, così come il cosiddetto “aldilà”. L’etnografo e il geografo si perderanno nelle popolazioni e nelle regioni di questo *discontinuum*. La psicologia del profondo definirà gli archetipi, ma a che serve? Barbablù o la Regina delle Nevi sono, ovviamente, archetipi, ma troppo sfuggenti per le formulazioni. L’assenza di poli non permette una navigazione minimamente sensata. Al narratore resta da ripetere la vecchia canzone sul bene e il male e teoricamente dividere la fantasia con queste opposizioni»”.