E’ uno degli interrogativi che in quest’epoca di mondi virtuali tormentano genitori, educatori, esperti e istituzioni: esiste una relazione tra l’uso dei social ed effetti negativi sulla salute mentale dei giovani, incluso il rischio di pensieri e comportamenti suicidi?
Le ricerche attuali identificano dei collegamenti complessi e conflittuali. Mentre ci sono chiare associazioni tra alcuni tipi di utilizzo dei social e il rischio di suicidio, alcuni lavori rilevano anche l’opportunità e le potenzialità di mitigare questo rischio suicidio attraverso i social media. Luci e ombre, e molti aspetti da chiarire. A fare il punto è un’analisi pubblicata su ‘Jama Network Open’ da esperti del National Institute of Mental Health, centro dei Nih statunitensi (National Institutes of Health) a Bethesda, Maryland. Si parte da un dato, che fotografa l’andamento del disagio fra ragazzi e adolescenti: studi epidemiologici – evidenziano gli autori del focus – suggeriscono che l’incidenza del suicidio tra i giovani è in aumento in tempi recenti. I tassi di mortalità per questa causa nella fascia d’età tra 10 e 24 anni sono cresciuti del 62% dal 2007 (6,8 ogni 100.000 persone) al 2021 (11/100.000), anche se i numeri provvisori del 2022 mostrano un leggero calo sia per i 10-14enni che per gli adolescenti e i giovani adulti tra 15 e 24 anni.
Parallelamente, secondo quanto emerge da una delle principali indagini di sorveglianza sanitaria per i giovani delle scuole superiori degli States, la Youth Risk Behavior Survey, si è osservato un aumento costante delle segnalazioni di pensieri e comportamenti suicidi nel periodo dal 2013 al 2023. Nell’ultimo anno analizzato, le donne e le persone Lgbtq+ sono risultate a rischio più elevato rispetto agli uomini per ogni tipo di comportamento suicida misurato. Questo il quadro. E ci si chiede perché. Protagonisti nel dibattito sui fattori che contribuiscono a questi aumenti sono anche la rapida evoluzione della tecnologia e l’espansione dell’uso dei social da parte dei giovani in questo arco temporale. Il mondo medico chiede che si accenda un faro sul tema. In questa direzione vanno le dichiarazioni dello Us Surgeon General e di varie organizzazioni professionali: serve capire meglio l’impatto di social e tecnologie digitali sulla salute mentale e sullo sviluppo infantile, è il messaggio, e l’industria tecnologica, i ricercatori, gli operatori sanitari, gli educatori e i decisori politici devono identificare dei modi per ridurre i rischi, aumentare la sicurezza e sfruttare i social media e le tecnologie digitali per supportare la salute mentale.