Omicidio Ravasio: quell’epilogo che non t’aspetti. Quando la realtà (squallida) supera la fantasia. Il triangolo

In combutta con la perfida Adilma c'era l'attuale amante e l'ex marito Marcello Trifone. Il PM parla di eccezionale gravità ed efferatezza. Un crimine che lascia senza parole.

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Cosa c’azzeccano Marcello Trifone, ex marito della Mantide brasiliana e rampollo decaduto di una famiglia tra le più conosciute e in vista nel territorio del Magentino e Massimo Ferretti titolare di un bar e attuale amante della donna che ha voluto metter fine alla vita del povero Fabio Ravasio?

Entrambi hanno avuto una parte significativa in questa vicenda che ormai è giunta, purtroppo, alla ribalta delle cronache nazionali. Ne parlano tutti, i tg nazionali aprono con gli ultimi sviluppi su questa trama da film in cui la realtà supera la fantasia.

Proprio ieri mattina avevamo scritto un pezzo su questa storia, non citando per carità cristiana e rispetto della privacy il nome de 51enne Marcello Trifone letteralmente spennato da Adilma, ed essendo già caduto nella rete della vedova nera di San Paolo del Brasile, lo consideravamo noi in buona fede (ma anche secondo un principio di buon senso) una delle vittime che avevano incontrato questa donna spietata sulla loro strada.

Sempre il buon senso, avrebbe suggerito di allontanarsi a gambe levate da un personaggio del genere. E invece ecco l’ennesimo colpo di scena che ha lasciato di stucco non solo Magenta, dove la famiglia Trifone è conosciutissima per i suoi meriti imprenditoriali (*poi c’è stato l’epilogo burrascoso con il fallimento ma quanto fatto per decenni da Franco Trifone non va dimenticato così come la ricchezza e prosperità creata per il territorio) e ora deve subire l’onta di essere associata a questo copione che nemmeno il miglior sceneggiatore avrebbe saputo ideare.

Marcello Trifone non si sa in virtù di che cosa, visto che nel frattempo la Mantide non solo si era rifatta un’altra vita col povero Fabio Ravasio di cui intanto si era stufata, ma aveva anche un nuovo amante titolare del bar in cui – secondo il racconto messo a verbale da parte di due rei confessi – si sarebbe pianificato questo omicidio di eccezionale efferatezza e crudeltà, come giustamente ha sottolineato il Pubblico Ministero.

Una conclusione (a meno di altri colpi di scena a cui siamo pronti…) terrificante. Marcello Trifone coinvolto in uno squallido gioco a tre col nuovo amante della ‘Vedova Nera’ e con un ruolo addirittura da protagonista in questo omicidio preparato a tavolino.

Già perché Trifone era bordo (lato guidatore) di quella Opel Corsa nera che ha travolto frontalmente e spezzato la vita di Fabio a soli 52 anni. Non ha fatto da semplice palo o altro, visto che in questa storiaccia sono finiti al ‘gabbio’ in sei criminali, ma addirittura era lì seduto accanto all’investitore. Perché poi? Per sincerarsi che Fabio fosse in fin di vita? Per dare un mano per centrarlo meglio? Per dare ‘conforto morale’ a chi ha materialmente pigiato il piede sull’acceleratore per uccidere Fabio??? Mistero.

E tutto questo per cosa? Per un appartamento promesso – ma probabilmente scritto sul ghiaccio – da questa brasiliana senza scrupoli? Vale così poco la vita umana? Se poi si pensa alla storia personale e al patrimonio della famiglia da cui proveniva Marcello Trifone tutto assume un che di grottesco.

Bisognerebbe scomodare i più bravi criminologi e psicologi per capire come si possa arrivare a tanto. O meglio come si possa arrivare così in basso. Lungi da noi dal fare i moralisti ma questo finale ha lasciato davvero tutti senza parole. E se ieri la rabbia e lo stupore avevano già raggiunto il colmo oggi c’è solo il disgusto e la speranza che gettino la chiave per questi assassini senza scrupoli.

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