Magenta. Quanta rabbia per la morte ingiusta di Fabio, uno come noi

Ormai l'omicida che lo ha lasciato in fin di vita sul bordo di una strada dovrebbe avere le ore contate. Speriamo in una pena certa ed esemplare

Ad Arconate è finito il tempo del cieco odio giustizialista. E’ tornato il tempo di Mantovani, perché nessuna menzogna resiste alla verità

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Magenta, Parabiago. Parabiago, Magenta. La vita di Fabio Ravasio stroncata venerdì scorso, stava tutto qui in questo territorio. In luoghi del Magentino e Legnanese che sono anche i nostri. Quando l’altro giorno abbiamo appreso questa notizia siamo rimasti malissimo.

Perché non si può morire così. Sbalzati dalla propria bici e lasciati morenti al bordo di una strada da un bastardo che ti molla lì agonizzante.

Fabio forse ce l’avrebbe potuta fare. Da quanto ho letto era messo davvero male, ma si sa, anche interventi tempestivi in questi casi disperati possono fare la differenza. Lui è stato soccorso da un’automobilista che sopraggiungeva che diversamente da quel maledetto omicida si è comportato da persona. Da essere umano.

Queste vite stroncate così da un momento all’altro sono una fitta al cuore. Peggio di un ‘brutto male’ perchè per quanto ingiusto, ti consente in qualche modo di metabolizzare la tragedia.

Quando poi colpiscono una persona come te, che pur non conoscendo direttamente, avrai incrociato un migliaio di volte nella tua vita, beh, allora, provi un sentimento di impotenza e profonda tristezza.

Quante persone del resto, all’interno della nostra comunità, vediamo tutti i giorni, magari con loro abbiamo scambiato solo qualche parola, però, è come se le conoscessimo da sempre.

Perché hanno percorso con noi un tratto della nostra esistenza. Era il caso di Fabio che insieme al suo socio negli anni Novanta aveva aperto a Magenta in via Manzoni MBE (Mail Boxes Etc). Con Fabio praticamente senza saperlo, ma incrociandoci quasi tutti i giorni, eravamo praticamente coscritti, lui del ’72 e il sottoscritto del ’74.

Già per noi ragazzi degli anni Settanta Mail Boxes Etc, tanto più in una cittadina di provincia come Magenta, costituiva una grande novità. Oggi potremmo dire che per quell’epoca era una sorta di rivoluzione. Un antesignano per certi versi dell’attuale Amazon, anche se per fortuna i servizi di spedizione di MBE ancora oggi continuano a resistere.

Quel negozio aveva subito attirato l’attenzione di noi ragazzi. Perché lì dentro ci potevi fare dalle classiche fotocopie che una volta andavi a fare in cartolibreria, ma c’erano appunto tutta una serie di servizi accessori altamente innovativi legati appunto alle spedizioni.

Eppoi, nell’epoca in cui i telefonini non erano ancora diffusi, i social non c’erano, e internet lo adoperavi non per il ‘cazzeggio’ ma al limite per lavoro o motivi di studio, lì da Fabio, ci andavi per acquistare i biglietti dei concerti e degli eventi…

Quante volte avrò percorso il porticato dove insiste quel negozio e mi sono fermato per guardare il cartellone con il tabellone di tutti i concerti. Perché in quegli anni vivaticket e altre amenità di questo tipo ancora non esistevano. Quando arrivava l’artista di cartello c’era l’adrenalina per arrivare prima degli altri e per trovare il biglietto….

Con gli anni pur entrando di meno in quel negozio, mi sono trovato ad incontrare quel ragazzo con quella zazzera bionda sempre sorridente, ogni mattina.

Io che sul fare delle otto sprintavo in via Don Milani per arrivare in zona Cesarini davanti alle ‘Canosse’ di via San Biagio per scaricare le ‘ragazze’ e lui che aveva appena parcheggiato la sua automobile, prendeva sulle spalle il suo borsone della palestra e poi si apprestava ad andare ad aprire la sua attività con un salto (se l’orario lo consentiva) al caffè del convento di piazzetta Giacobbe.

Tutte le sante mattine sempre lo stesso cliché. D’altronde questa è la vita. E a volte siamo come dei criceti del circo che continuano a fare lo stesso percorso senza soluzione di continuità….

E’ la nostra quotidianità in cui ci sono tanti come Fabio. Lui poi grande sportivo in pausa pranzo si spostava spesso all’Onda Verde per fare un po’ di attività fisica. Già Fabio e lo sport. Il legame era forte. Lo abbiamo letto in diversi pezzi di cronaca dalla bici, al tennis. Ma lo capivi anche entrando nel suo negozio. Molte foto che lo ritraevano con campioni anche del mondo del calcio, il tifo (purtroppo per scrive, ma vabbè le passioni ci piacciono e si rispettano tutte…) per il Milan, anche qualche sciarpa che campeggiava su quei muri. Che poi come in ogni lavoro diventano un po’ la tua seconda casa.

Mentre scriviamo speriamo davvero che le indagini sul criminale che ha ammazzato Fabio siano giunte al loro epilogo decisivo. Non so se ciò potrà dare un senso a questa tragedia. Né se potrà alleviare il dolore di familiari e amici. Non consolerà la disperazione di sua moglie e dei suoi due bambini ancora piccoli. Ma lo si deve alla giustizia.

Perché va bene il fato, va bene il destino e tutte queste belle ‘palle’, ma non esiste morire così.
Tornando a casa dai propri cari, falciato e lasciato lì sul selciato di una provinciale. Orribile e inaccettabile. Roba, appunto, da delinquenti. Roba da infami.

(nella foto in evidenza sulla dx un Fabio Ravasio ancora in giovane età grande appassionato di tennis sotto la foto del luogo in cui Fabio ha perso la vita)

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