La Polizia di Stato e il Nucleo Investigativo Regionale per la Lombardia della Polizia Penitenziaria stanno eseguendo un’ordinanza con la quale e’ stata disposta la custodia cautelare in carcere nei confronti di tredici agenti della Polizia Penitenziaria, dodici dei quali tuttora in servizio nell’Istituto Penale Minorile ‘Cesare Beccaria’ di Milano e la misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori otto dipendenti dello stesso corpo di polizia.
I reati a vario titolo contestati dalla Procura della Repubblica a partire almeno dal 2022 a oggi e commessi nei confronti di diversi detenuti di eta’ minore, sono quelli di maltrattamenti in danno di minori, anche mediante omissione, aggravati dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di tortura, anche mediante omissione, aggravato dall’abuso di potere del pubblico ufficiale e dalla circostanza di aver commesso il fatto in danno di minori; concorso nel reato di lesioni in danno di minori, anche mediante omissione, aggravate dai motivi abietti e futili, dalla minorata difesa e dall’abuso di potere; concorso nel reato di falso ideologico e una tentata violenza sessuale di un agente nei confronti di un detenuto.
Carceri: S.PP., accertare fatti Beccaria ma non paghi solo personale
“I provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, in servizio presso l’Istituto Penale Minorile ‘Cesare Beccaria’ di Milano, e la misura della sospensione dall’esercizio di pubblici uffici nei confronti di ulteriori 8 dipendenti dello stesso corpo di polizia, sono fatti gravissimi riferiti ad una vicenda gravissima che richiede la massima attenzione per ricostruire quanto realmente accaduto.Ma prima di mettere alla “gogna” i colleghi è il caso di ricordare che il procedimento si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo con sentenza irrevocabile di condanna”.
Così Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria, che aggiunge: “Prima che si ripeta quanto già successo in altri casi simili, magari pubblicando informazioni e foto sugli indagati, con campagne di stampa contro l’intero Corpo, almeno per noi, va fatta questa valutazione, ribadendo senza se e senza mai che una volta accertate le responsabilità chi ha sbagliato paghi.Mi sia consentita un’altra riflessione: sinora a pagare sono sempre e solo gli agenti e il personale penitenziario”.
Nello ‘sfacelo’ generale del nostro sistema penitenziario – aggiunge Aldo Di Giacomo – è sin troppo facile prendersela con l’anello più debole della catena.Non riusciamo infatti ad intravedere alcun segnale, figuriamoci intervento, nel merito della gestione del personale penitenziario confusa ed inadeguata ad affrontare le situazioni di emergenza.
Abbiamo ascoltato da tempo promesse di nuove assunzioni per incrementare l’organico di personale sempre più stressato per turni massacranti e quotidiano lavoro di sacrificio, di un direttore e di un comandante del Corpo in ogni carcere, come di misure per tutelare il personale dalle continue aggressioni, senza però alcun provvedimento concreto.
Come è il caso di ricordare che l’attuale Capo personale del Dap è stato nominato dal Governo precedente e che come è accaduto in tantissimi posti di responsabilità istituzionale il nuovo Governo dovrebbe procedere al suo avvicendamento che abbiamo chiesto da tempo.Per noi è prioritario inchiodare lo Stato alle sue responsabilità”.